recensione diDaniele Cenci
Valigie impossibili
Carlos "Batzer", dopo una giovinezza di omofobia interiorizzata e brucianti incontri clandestini ("tutto gli sembrava un giocattolo rotto i cui pezzi erano frammenti senza senso"), si rifugia in Inghilterra per vivere alla luce del sole la propria identità gay.
Qualche anno dopo un tumore se lo porta via.
Per la sua cremazione si ritrovano insieme i nuovi amici [tra cui il fidanzato Marc e l'amante Ike, che si presenta al funerale in drag (per una scommessa col morto) e pone sulla bara la bandiera arcobaleno] e tre vecchi compagni baschi, che un tempo avevano condiviso con lui la sua ansia di rivoluzione.
L'autore fotografa la vita come "cupa ombra del dolore nelle viscere dell'allegria" e il passato come una valigia che non vogliamo aprire, anche se si sa cosa c'è dentro: valigie "impossibili" perchè si perdono sempre, come dice l'impiegata dell'aereoporto alla notizia che è andata smarrita l'urna con le ceneri di Carlos.
Il romanzo richiama La muerte de Mikel di Uribe (1984), dove un giovane simpatizzante dell'ETA scopre la sua attrazione per gli uomini, e El diputado di Eloy de la Iglesia (1978), storia di un politico di sinistra ricattato per la sua omosessualità dopo la caduta del franchismo.