recensione diDaniele Cenci
Quelli che ami non muoiono
Incontri e frequentazioni con alcuni protagonisti della scena culturale degli ultimi venticinque anni hanno segnato l'apprendistato alla vita e la scrittura dell'autore.
Il sorriso "largo e incerto" di Spender, il viaggio a Boston con la Betti per una rassegna pasoliniana, una gita a Mykonos con Tondelli poco prima della scomparsa.
Brusati confida come la notizia dell'assassinio di Kennedy lo colse in una sauna con Vidal e Tennessee Williams; Moravia invidia la franchezza degli omosessuali nel parlare d'amore rispetto al tormento e all'impotenza oggi prevalenti negli etero; Bassani viene misteriosamente sfiorato mentre alla Biennale 1987 si presenta il film tratto dai suoi "Occhiali d'oro"; i fraterni consigli di Giulio Einaudi; Bellezza intravisto nell'ospitale casa di Elio Pecora; Brodskij, dal cui verso "Nel passato quelli che ami non muoiono" deriva il titolo del libro; il rapporto a distanza col cosmopolita Coccioli; Ben Jelloun, per il quale il cambiamento è "la chiave del desiderio"; il Marocco di Choukri e il segreto di Paul Bowles; il corpo di Fellini "così terrestre e così privo di gravità"; Ferlinghetti e l'eredità della beat generation; Cunningham e Tóibín.Personaggi, scenari reali, mappe degli affetti, legami, separazioni.
Da questa immersione nel passato prossimo Fortunato distilla struggenti "biglietti da visita", e aggiunge un'architrave all'autobiografia iniziata con "Amori, romanzi e altre scoperte".