recensione diMauro Giori
Il piccolo Hans, perverso polimorfo
Modello perfetto del bambino psicanalitico, polimorfo perverso se mai ve ne fu uno, innamorato della donna che l'ha messo al mondo, scioccato dalla scoperta che la madre non ha un pene quando invece - fatti due calcoli sulle proporzioni - riteneva dovesse averlo grosso più o meno come quello di un cavallo, anelante la morte del padre e oppresso da un forte complesso di castrazione, il piccolo Hans manifesta nella sua infanzia un pari affetto nei confronti delle bambine e dei bambini, e una pari disponibilità e interagire eroticamente con entrambi. Superata questa prima fase infantile bisessuale, Hans non manifesterà più pulsioni omosessuali ma, pur non essendo un tratto saliente del caso clinico in questione, Freud non perde l'occasione per soffermarsi sull'omosessualità in una breve pagina, a quattro anni di distanza dai Tre saggi sulla teoria sessuale.
La teoria che espone qui però è sostanzialmente diversa rispetto alla precedente: l'omosessuale sarebbe ora il risultato di un complesso di castrazione talmente potente da bloccarne il "normale" sviluppo sessuale a uno stadio intermedio tra autoerotismo e ricerca di un oggetto altro da sé. Riuscendogli inaccettabile l'idea che la donna non abbia un pene, sul quale il bambino aveva investito un'enorme parte del suo piacere erotico, cercherà partner dotati di un pene, senza il quale per lui non è ammissibile alcuna soddisfazione sessuale. L'ideale, secondo Freud, sarebbe rappresentato da una donna col pene, vale a dire un giovane di aspetto femminile.
Nel successivo studio su Leonardo rimane traccia di questa teoria, anche se Freud vi riprenderà quella esposta nei Tre saggi. Altre due eziologie saranno presentate nel caso clinico dell'"uomo dei lupi" e in un saggio su omosessualità, gelosia e paranoia del 1922.