recensione diAlessandro Martini
Una gelata precoce
Gli sceneggiatori non sapevamo come approcciare l'argomento: "Una gelata precoce" assomiglia a mille altri film per la televisione: provate a immaginare il classico polpettone in cui al protagonista viene diagnosticato un cancro, sostituite la parola cancro con AIDS, aggiungete una manciata di luoghi comuni tipici delle produzioni televisive (interminabili liti familiari, l'immancabile scena in ospedale con il dottore stronzo e l'infermiera buona e caritatevole, il finale riparatore e ottimista etc. ) e avrete un'idea di che tipo di prodotto stiamo parlando.
Un'opera bruttina e sgraziata che però rimane fondamentale nella storia del cinema gay e che negli anni ha conservato, nel bene e nel male, un posto nel cuore di gran parte del pubblico omosessuale. A questo va poi aggiunto un interessantissimo cast che non poteva non fra breccia almeno cuori dei gay-cinefili: i ruoli di mamma e papà furono affidati alla coppia Gena Rowlands e Ben Gazzara, già eroi del cinema indipendente americano, a cui si aggiunse l'ex star di Broadway, Sylvia Sidney nei panni di una dolce e comprensiva nonnina.