recensione di Mauro Giori
Brideshead Revisited
Una Maurice di 660 minuti: questo è in sostanza Brideshead Revisited, tratto da un romanzo di Evelyn Waugh. Oggi per vedersi tutte le undici puntate occorre un po' di costanza, ma complessivamente ne vale ancora la pena. A trent'anni suonati, Brideshead Revisited mostra infatti i segni del tempo, ma in fondo sono proprio questi i motivi di un suo rinnovato interesse.
La prima metà della serie rievoca la vicenda di una romantica amicizia che, pur in assenza di un Alec che si inalberi (omnia munda mundis) su per una scala per infilarsi nel letto del protagonista, trascolora in modo piuttosto esplicito in un amore tra due giovani collegiali di Oxford, Charles Ryder (Jeremy Irons) e Sebastian Flyte (Anthony Andrews). Pittore il primo, rampollo di una famiglia che si sentirebbe insultata nel sentirsi definire benestante il secondo, si incontrano per la prima volta quando Sebastian, completamente sbronzo, vomita sulla soglia di Charles: è amore a prima vista. In verità, Charles aveva già notato Sebastian al suo arrivo a Oxford: gli era passato davanti in una carrozza stringendo un grosso orsacchiotto consumato. Non è proprio il massimo per far conquiste, nemmeno nell'Inghilterra edoardiana in cui era già indice di una preoccupante sindrome di Peter Pan, ma basta ad attirare la curiosità. Il vomito fa il resto. Poi è tutto un farsi compagnia, stringersi teneramente, oziare sui prati e sotto gli alberi a farsi compagnia e a stringersi teneramente, prendere il sole nudi nella tenuta di casa, dividere camere di alberghi lussuosi e relative docce.
Se ne possono trarre due conclusioni. La prima: ai tempi Oxford non doveva essere granché impegnativa. La seconda: ai tempi Oxford doveva essere piuttosto tollerante. Infatti, a compensare certe necessarie reticenze (la BBC dei primi anni Ottanta non è il Channel 4 del nuovo millennio) vi è anche un altro personaggio, novello Oscar Wilde effeminato, brillante, sferzante, esteta, acidognolo ed estremamente disinibito. Nonostante tutto ciò, non suscita nessuno scandalo e si parla senza remore delle sue conquiste (pur senza mostrarne nessuna).
Un idillio? L'orsacchiotto non mente: Sebastian ha qualche contenzioso in sospeso con la famiglia, soprattutto con la madre cattolica e anafettiva, sicché finisce alcolizzato e vagamente paranoico. In questo modo rovina la sua possibilità di essere felice con Charles e si trasferisce in Marocco, dove si circonda di servizievoli ragazzi locali e si martirizza in una rapporto di passiva sudditanza nei confronti di un biondo disertore della legione straniera. Anche questa relazione è piuttosto ovvia nei suoi assunti, ma non è da credere che Charles abbia dimenticato il suo Sebastian solo perché rimane in Inghilterra, si sposa, mette al mondo figli, si fa un nome come pittore e quindi divorzia per sposare la di lui sorella (Julia). Se dalla matrigna di Sebastian la relazione fra i due ragazzi viene presentata (e un po' liquidata) come un normale e anzi opportuno amore giovanile destinato a passare come un raffreddore per lasciare il posto alle ragazze, in realtà appare piuttosto ovvio (e viene anche pressoché esplicitato) che Julia rappresenta per Charles solo l'occasione di vivere il suo vero amore per procura, quello appunto per Sebastian. Che Charles non abbia mai dimenticato l'amico, né abbia mai mutato i suoi sentimenti per lui, è reso evidente dal modo in cui, fino all'ultima puntata, sospira e quasi gli prende un colpo ogni volta che, nei contesti più diversi e senza preavviso, ne oda risuonare il nome. Può sembrare poco, ma si deve tenere presente che il giovane è emotivamente frigido, e che non tradisce una simile reazione per nessun altro al mondo.
Pur lasciando molto all'immaginazione, Brideshead Revisited rappresenta un caposaldo della televisione a tematica omosessuale, capace di compensare qualche lungaggine e, soprattutto, la pesante voce over di Charles, di una flemma talora esasperante. Del resto rispecchia la mancanza di nerbo del personaggio: ottimo spettatore e quindi ottimo narratore, è però un pessimo adiuvante, totalmente incapace di iniziativa e di vera compassione.
Ad ogni modo la monotonia è spezzata dagli interpreti di contorno, superlativi: Lawrence Olivier nel ruolo del padre di Sebastian, Claire Bloom in quello della madre, e soprattutto John Gielgud in quello dello sbalestrato genitore di Charles.