recensione diGiovanni Dall'Orto
Posle tebja (After you) - (Andrej Danilko, 2004)
Un videoclip gay, con un solo personaggio, e completamente privo di parole? Assurdo!
Però si può fare.
Come dimostra questo filmato, commento d'una musica di Andrej Danilko (cantante ucraino meglio noto col nome di Vera Serduchka, col quale si esibisce vestito da donna... ma guai a insinuare che potrebbe essere gay!).
Di solito nei video musicali le immagini commentano o contrappuntano le parole.
Qui invece le immagini dialogano con una musica per pianoforte solo, allo scopo di rendere l'emozione della solitudine che resta al momento della fine di una storia d'amore.
Il regista è riuscito a introdurre il tema omosessuale con eleganza, evitando di prendere di petto una realtà fortemente omofoba come quella russa, ma al tempo stesso alludendo al tema gay in modo neppure troppo velato.
Lo ha fatto giocando sulle prospettive, cioè sui punti di vista.
Il video presenta infatti un bel ragazzo da solo in una stanza, che prepara il tè (con i gesti dell'abitudine) per due persone, e riflette, guarda un orologio aspettando qualcuno che evidentemente deve arrivare (infatti mentre si sta lavando sussulta e s'alza di scatto: qualcuno deve aver suonato il campanello)...
Il regista non chiarisce mai se il ragazzo stia ripensando alla persona che ha amato e ha perduto (come certamente penserà lo spettatore eterosessuale, dato che escluderà in partenza la prospettiva opposta), o se sia invece lui la persona perduta, vista attraverso gli occhi di chi sta pensando a lui come a un amore perduto (non a caso il titolo, tradotto, significa "Dopo di te", e non "Dopo di me" o "Dopo di lui/lei").
Perché ciò che a un occhio gay non può sfuggire, e che invece ad un occhio eterosessuale è totalmente irrilevante, è che le immagini sono piene di desiderio verso il ragazzo (io adoro il commento su Youtube dell'internauta etero ottusangolo che chiede: "Non capisco da dove la genta abbia preso l'idea che Danilko, o il suo video, siano omosessuali? (...) Non può essere una ragazza a lasciare un ragazzo?").
Alla fine, con una metafora molto bella, gli oggetti della persona amata ancora presenti nella stanza (il secondo spazzolino da denti, le valigie in attesa accanto alla porta, le foto incorniciate del ragazzo) svaniscono nell'aria.
Per un attimo si vede anche, fuori fuoco, una mano che regge la seconda tazza: la persona amata è quindi venuta a riprendere le sue cose? Probabilmente è così: le ombre che si spostano nelle inquadrature sono un indizio delicatissimo d'una presenza fisica che è al tempo stesso assenza nel cuore, dato che mentre il corpo si muove nella stanza per raccogliere le proprie cose e causa ombre nella luce, la stanza resta comunque vuota, anzi svuotata.
E passato questo momento il ragazzo, rimasto solo, nell'appoggiare la propria tazza ormai vuota, senza volerlo la spezza.
C'è insomma tutta una storia, piena di dettagli delicati, raccontata da queste immagini libere dal racconto con le parole. Tanti piccoli simboli, e metafore poetiche, da decifrare e poco a poco, e che smentiscono l'impressione di piatta elementarità ("ma qui non succede niente!") che lo spettatore distratto potrebbe avere alla prima visione.
L'insistenza con cui la macchina da presa si sofferma sulla bellezza delicata e un po' gracile del giovane (mostrato anche a torso nudo, chissà come mai), è una chiara strizzata d'occhio allo spettatore omosessuale, per dargli la chiave di lettura "alternativa".
Ma se questo non bastasse, allora un manifesto con una foto di nudo di Mapplethorpe appeso accanto al letto del ragazzo dovrebbe rendere chiaro il messaggio anche allo spettatore più tonto...
(A dire il vero, analizzando col fermo immagine, i poster di nudo sono due, ed uno non è di Mapplethorpe. Visto che in un'altra in quadratura appaiono ritratti fotografici del ragazzo, non c'è nulla di più facile che immaginare che il modello nudo del secondo poster sia il ragazzo stesso, fotografato dal suo amante. Certo, bisogna proprio avere una mente gay per arrivare a queste illazioni... Ma per fortuna io ce l'ho!).
Non sono mai stato un estimatore dei linguaggi ambigui. Nel 99% dei casi in questo campo vengono usati non per scelta artistica o espressiva, ma per banale pusillanimità, per conformismo e autocensura.
Però quando, di tanto in tanto, il tocco e il tono sono perfettamente azzeccati, come in questo caso, allora possono dar vita ad un risultato artistico riuscito, e non possibile con approcci più diretti.
Il solo aspetto vagamente stonato di questo gioiellino di video è che al confronto di ciò a cui i videoclip occidentali ci hanno abituati forse eccede un po' in romanticismo, quasi come il tè arabo che pur essendo ottimo da bere tende ad essere sempre troppo zuccherato per i nostri gusti.
Ma qui probabilmente siamo semplicemente di fronte al fatto che questo video è stato prodotto per il pubblico russo, che verosimilmente avrà gusti diversi da nostri in fatto di zucchero.
A parte questo, quello per "Posle tebja" è un video a mio parere assolutamente perfetto, totalmente diverso dalla produzione di clips musicali a cui siamo abituati, e per questi motivi merita di essere visto, e consigliato agli amici.