recensione diGiovanni Dall'Orto
David (Victor Algora, 2007)
Inizia già giovanissimo a farsi conoscere ed apprezzare come compositore e cantante, e a vent'anni (nel 2004) scrive questa canzone autobiografica che rivela la sua omosessualità, senza vergogne o infingimenti. E senza paure per la carriera... la quale in effetti procede ottimamente e senza contraccolpi.
Perché questa è la cattolicissima Spagna, mica l'Italia avanzatissima che ci hanno regalato i D'Alemi e i Veltroni e i Fassini...
"David" racconta di una storia d'amore che non è riuscita a decollare per la differenza d'età, ed anche l'immaturità d'un partner adolescente-adulto (quanti ne conosciamo, di gay con la sindrome di Peter Pan!):
Il cantante ripercorre con rimpianto e malinconia una storia che a quanto pare avrebbe voluto che continuasse, parlando nonostante tutto con ammirazione e affetto del suo ex ("David è del tipo di ragazzi / che non brillano da lontano: / occorre avvicinarsi di più") rievocando il passato in cuiDavid ha trent'anni
ed io ne ho appena fatti venti:
sono dieci, troppo tempo
per riuscire a sorprenderlo...
L'ultimo verso m'ha fatto saltare sulla sedia, perché qui stiamo parlando d'un amore gay che possiede anche una sessualità, e di cui si parla come se fosse una cosa normale, proprio come ne parlano gli eterosessuali!il mio braccio cerca di afferrare
il suo profilo nell'oscurità,
le nostre bocche aperte,
e il suo cazzo fra le mie gambe...
Eh, la cattolicissima Spagna!
Prevedibilmente (visto il tema) la canzone ha un tono melanconico ed intimistico. La musica, imperniata su due chitarre e una tastiera, è sommessa e dolce.
Il videoclip alterna immagini del bel viso barbuto del cantante con quelle d'un gruppo di amici tristi o in lacrime, uno dei quali appare con insistenza, e con gesti sincronizzati con le parole, tali da poterlo identificare con il David della canzone. Tutto lascia pensare che David abbia potuto, non accettandosi, uccidersi. Ma nella scena finale è il corpo del cantante, ad essere steso su un letto funebre, attorniato dagli amici piangenti -- "David" (o non-David che sia) incluso.
Siccome nei testi delle altre canzoni di Algora non si trova nulla che esalti il suicidio o si compiaccia dello spleen, credo che la scena finale vada intesa come una metaforica "morte spirituale" dal cantante quale conseguenza della separazione, e non come la messa in atto d'un suicidio.
Questo video appartiene a quelli in cui la bellezza della canzone (sia della musica che del testo, senza contare quella della voce calda e ben modulata di Algora) spicca assai più di quella delle immagini.
C'è da dire che il filmato è stato girato a budget zero (una lampada, uno sfondo nero, e un gruppo d'amici) e che anche l'arte, per volare, ha bisogno di carburante... Ed anche i miracoli riescono solo una volta ogni tanto... se no non sarebbero miracoli!
La modestia estrema dei mezzi, insomma, qui si sente decisamente; tuttavia il regista ha fatto un lavoro dignitoso col poco che aveva, contribuendo all'atmosfera quieta e nonostante tutto serena che la canzone trasmette.
Il video è uscito in contemporanea col disco nel 2007, e non ha goduto di promozioni particolari, tuttavia ha beneficiato d'un crescente successo "virale", "di bocca in bocca", come dimostra il fatto che sta apparendo su sempre più siti a partire dal 2009/2010.
È insomma un brano da ascoltare rodendosi d'invidia per il fatto che i paesi cattolicissimi riescono ad avere artisti come questo, mentre noi dobbiamo accontentarci di Povia e Renato Zero...