Je suis une superstar (Bimbo Boy, 2010)

Trascorsi i fasti omosessualmente espliciti, ma decisamente caserecci, di "Drama queen" ("Checca istrionica"), che non gli avevano portato un successo neppure di scandalo, Bimbo Boy ci riprova con un videoclip professionalmente più curato e omosessualmente meno trasgressivo, per vedere se (vedessi tu mai) le Muse gli possono dare una seconda chance sulla strada del successo.

Il video di "Je suis une superstar" presenta quindi, con un nuovo arrangiamento, una canzone del 2003 (dal testo deliberatamente camp-gay-trash):

"Sono una superstar
(...)
Faccio shopping da Tiffany's:
gioielli, e anelli con diamante.

Da Broadway ad Hollywood
spero di essere qui per restarci
penso che Marilyn sarebbe fiera di me
se mi guardasse da una nuvola".

Più esplicito di così! Ma trattandosi d'una "seconda occasione", il filmato cerca di smorzare l'enfasi omosessuale del testo, con una storiellina che presenta un protagonista (che non è il cantante ma un modello) che con l'istrionismo checchesco non ha nulla a che fare.
La vicenda è infatti quella del produttore d'un video intitolato "Je suis une superstar" (to'!) che audiziona "nuovi talenti" per il ruolo del protagonista. Tutti gli aspiranti si rivelano, fra la disperazione crescente del produttore, autentiche schiappe.

E fra loro va qui segnalata una coppia di donne lesbiche di mezza età, che si propone per un numero "erotico" in una vasca da bagno (anche se a voler essere maliziosi c'è da chiedersi se le manifestazioni d'orrore e disgusto del produttore di fronte a loro siano da attribuire alla qualità del numero, o a sue ipotizzabili tendenze sessuali...).
Alla fine, disperato, il produttore ha un'intuizione: si toglie la camicia e rimane in canottiera (rivelando un fisico splendidamente tornito -- peccato solo che abbia un viso non proprio da urlo!) e scopre che la superstar la può fare meglio lui degli aspiranti che ha audizionato...

Considerata la sfacciataggine con cui Bimbo Boy ha gestito la propria immagine, accusarlo di reticenza e velataggine sarebbe ingeneroso (basta ascoltare con attenzione il testo per non avere il minimo dubbio sulle sue tendenze sessuali!).
Ma è chiaro che la concezione di questo videoclip è nelle mani di qualcuno che magari di marketing ne comprende più di lui, ma che ritiene che la tematica omosessuale non giovi alle fortune del cantante (al punto che il micragnoso regista non esibisce neppure un banalissimo torso nudo là dove potrebbe). Dunque il video prende curiosamente le distanze dal camp per una canzone che invece di camp è intrisa, cosicché il risultato è a mio parere di routine nonché decisamente moscio.

Vedremo se questa pensata dell'"Uomo del marketing" ha compiuto il miracolo e farà di Bimbo Boy, contro ogni pronostico, una superstar.
Nell'attesa di saperlo, potete consultare online addirittura un making of di questo video. Che però non è propriamente memorabile, esattamente come il video.
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