Vita e opere di un macellaio gay di Gerusalemme

8 agosto 2011

In I nuovi uomini di Ralf König, gli amici cercano in tutti i modi di far capire al protagonista che il suo nuovo fidanzato è sospetto di eterosessualità: segue il calcio, ama film orribili, sa fischiare con le dita. E soprattutto fa il macellaio.

Il protagonista di Eyes Wide Open, Aaron, fa il macellaio, è gay ed è ebreo, ortodosso e praticante. Il dramma viene tutto dall'essere ebreo, ortodosso e praticante: al confronto il fatto che faccia il macellaio pare irrilevante (forse perché è un macellaio certificato kosher). Sono persuaso che la questione del macellaio sarebbe stata però più intrigante: tutto sommato, l'apice del dramma è raggiunto quando il rabbino prende a colpi di bistecca i giovani allievi arroganti per difendere Aaron, che crede ingiustamente calunniato. Invece abbiamo il solito dramma sentimentale tra due giovanotti che cercano di amarsi in un contesto omofobo e socialmente claustrofobico. In questo caso, quello di una piccola comunità ebraica di Gerusalemme in cui tutti si conoscono e, soprattutto, tutti si fanno gli affari degli altri. E non solo nel caso del protagonista: per metterlo in chiaro c'è l'intreccio parallelo del dirimpettaio che ha la colpa di essersi innamorato di una ragazza già promessa sposa: si trova così tutta la comunità contro, Aaron incluso.

Storia rifritta, dunque, narrata con professionalità da un regista esordiente, ma senza particolare estro: chiunque abbia frequentato un qualsiasi festival gay-lesbico può immaginare di sequenza in sequenza cosa succederà in quella successiva. Di originale rimane solo il contesto, per quanto la chiusura della vicenda all'interno di una sola, piccola comunità non consenta di mettere in luce eventuali realtà alternative.

L'esito simbolico è vagamente malinconico, come si conviene a questo genere di narrazione. Ma non è particolarmente deprimente: la storia è raccontata con una sobrietà che rischia di tradursi più in raggelante distacco che in opportuno controllo, al punto che se un fallimento si può rimproverare al film è quello di non riuscire a caricare della necessaria vitalità l'alternativa omosessuale. Certo Aaron è sposato a una donna la cui grinta comatosa indurrebbe chiunque a incursioni omosessuali, ma che egli riprenda a vivere grazie al suo nuovo garzone ce lo deve dire lui, perché in effetti non si vede.

Alla fine, anziché chiedermi se Aaron sarebbe riemerso dal suo bagno purificatore, mi sono chiesto se sapesse anche fischiare con le dita. Tutto avrebbe avuto allora un senso diverso.

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