recensione diGiovanni Dall'Orto
Mean (2011). Taylor Swift se la prende col bullismo.
In italiano la traduzione della parola mean, che dà il titolo a questo brano, si colloca a metà strada fra "mediocre" e "squallido".
Mean è tutto quello che riuscirà mai ad esere il fidanzato della cantante (anche se nella vita reale la Taylor ha detto che la canzone era espressamente ispirata e diretta ad un critico che l'aveva presa di mira), che viene umiliata e disprezzata da lui.
E lei sogna allora una rivalsa: un giorno lei canterà in una grande città, mentre il fidanzato/critico resterà a sbraitare ubriaco in qualche bar, parlando di calcio, mentre nessuno ascolterà quel che dice...
Il video, curiosamente ambientato negli Stati Uniti rurali degli anni Venti (ma con varie licenze poetiche, dato che una parte delle scenette si svolge ai nostri giorni) presenta una serie di ragazzini e ragazzine vittime del bullismo dei loro coetanei, perché poveri, o in altri modi "diversi" dagli altri.
Fra loro un ragazzo attratto dalla moda anziché dallo sport, la classica sissy, che alla fine verrà mostrato su una passerella dopo aver coronato il sogno di presentare una collezione di moda tutta sua.
Il video, super-patinato, non è male, e il motivetto in stile country è carino; tuttavia la presenza del tema gay è limitata al solo personaggio già descritto.
Carino... ma forse siamo già da molti anni andati oltre i sogni di vendetta, sul tipo "un giorno ve la farò vedere io".
Specie se la sola "vendetta" possibile è confermare in pieno lo stereotipo secondo cui un gay, nella vita, o fa la sarta, oppure non ha altri strumenti di rivalsa sociale...