recensione diPatrizia Colosio
Gay e lesbiche in psicoterapia
Finalmente anche in Italia una raccolta di saggi rigorosi e documentati (a cura di Margherita Graglia e Paolo Rigliano) che rompono il silenzio.
"Violenza è quella fatta innanzitutto al senso che ognuno costruisce e assegna alla propria vita emotiva, mentale, relazionale.
Perchè violenza è obbligare l'altro a far sogni non suoi, a far propria una forma di vita che non gli appartiene e che lo nega radicalmente in ciò che ha di più inalienabile e personale: la libertà di costruire un legame d'amore con chi gli corrisponde".
In queste parole, scritte dai curatori nell'introduzione, potremmo vedere la chiave di lettura di questa raccolta di saggi, che si propone come uno strumento prezioso per chiunque sia alla ricerca di un approccio corretto ed empatico alle persone gay, lesbiche e transessuali. In particolare, si rivolge a chi si occupa di psicoterapia proprio per la funzione delicata e complessa che si trovano a svolgere -- spesso su "mandato" delle famiglie nei confronti di figli/e adolescenti con un orientamento sessuale non conforme al dettato eterosessuale, o a supporto di pazienti che vivono la propria omosessualità con angoscia e senso di impossibilità.
Gli autori e le autrici dei saggi, di alto profilo professionale e culturale, e di differente indirizzo e pratica clinica e istituzionale, sono tuttavia accomunati dalla consapevolezza del fatto che non è possibile occuparsi di omosessualità in assenza di un serio lavoro su di sé del/la terapeuta, che lo aiuti a fare i conti con le proprie ansie i pregiudizi, lo stigma sociale, l'omofobia e la convinzione secondo cui l'omosessualità è, se non proprio una patologia, quantomeno una sorta di distorsione evolutiva.
Da qui la ricchezza della trattazione: dalla psicoterapia con adolescenti lesbiche e gay, alle cosiddette teorie riparative - così in auge negli ambienti cristiano-fondamentalisti - all'invisibilità nei contesti della salute, al pluralismo familiare, all'identità transessuale - trattata con un approccio coraggioso, fuori dai luoghi comuni - fino ad arrivare alle questioni etiche e deontologiche.
Ma il libro risulta interessante anche per chi, pur non essendo specialista del settore, desidera avere un'ampia prospettiva della situazione italiana in relazione ad altri paesi dove gli studi su queste tematiche sono più diffusi e documentati.
Certo colpisce leggere certe risposte date da psicoterapeuti, in occasione di un'indagine conoscitiva, che solitamente nel mondo lesbico o gay vengono utilizzate da coloro che sono appena all'inizio del proprio percorso di consapevolezza:
"Io trovo sgradevole e fuori luogo questa sorta di evidenziazione del proprio orientamento sessuale, cioè io credo di essere eterosessuale, ma non è che lo reclamizzo, sono affari miei, fondamentalmente".
Oppure:
"Io sul coming out non sono molto d'accordo, anche se loro dicono che è molto liberatorio... io non capisco, quando mi presento non dico: - Piacere sono eterosessuale, è un'esigenza che non sento. Perchè tu devi dire: "Piacere sono Tizio, sono gay o sono lesbica": te l'ha chiesto nessuno?"
Così come trovare conferma a quanto spesso si sente riferire nei gruppi di auto-aiuto all'interno delle associazioni GLBT: "Non si preoccupi: lei è ancora giovane: è solo una fase".
E ancora: "vedrà che ne verrà fuori, e alla fine si troverà un bel ragazzo/a (rigorosamente del sesso opposto) di cui innamorarsi!"
Fortunatamente la situazione non è sempre così tragica, e la pubblicazione di questo libro ne è la conferma; esso mette in evidenza la necessità di un confronto e di un approfondimento su queste tematiche che non può più essere rimandato anche perché, come leggiamo a conclusione del corposo saggio iniziale su "L'omosessualità in terapia":
"La prospettiva, dunque, può essere utilmente ribaltata valutando non più l'efficacia della psicoanalisi sull'omosessualità, ma gli effetti delle culture omosessuali sulla psicoanalisi in termini di autoriflessione e di affinamento della tecnica psicoanalitica".