recensione di Piera Zani
La gioia piccola di essere quasi salvi. Ritratto di una post-lesbica
Giulia è giovane, e come spesso accade, ha lasciato l'Italia per un paese più stimolante e ospitale. Se ne va a Londra, forse in fuga dai propri personali fantasmi.
Come tante italiane, almeno da ciò che raccontano le scrittrici, Giulia è orfana. Non solo è orfana, ma la madre l'ha abbandonata in un modo incredibile e crudele.
Ma, come spesso sembra capitare alle italiane, una nonna molto presente, colta e autonoma si prende cura di lei. Bisognerebbe fare uno studio su questa presenza delle nonne nei nostri romanzi.
Accantonata l'ingombrante figura materna, sono le nonne le vere sovrane di quella che chiamiamo famiglia. Nonne che non chiedono attenzione e cura, (anzi!) nonne che anche in caso di bisogno preferiscono cavarsela da sole. Forse non si fidano delle loro protette? Oppure ritengono che l'autonomia delle loro cucciole sia un regalo che liberalmente fanno loro?
Fatto sta che Giulia torna in Italia e si ritrova con una nonna alle prese con l'Alzheimer, una badante rumena molto affettuosa, assunta dalla nonna, nei giorni della lucidità, e per vicino di casa un caro amico d'infanzia e la sua fidanzata, una simpatica e bella prostituta polacca.
Come se la caverà Giulia? Non tanto con la nonna, che al di là dell'affetto di Giulia sembra arrangiarsi benissimo (pur tra deliri e momenti aspri, in cui il ricordo del passato riporta alla luce il dolore dei lutti, e la forza d'animo, che permette di sopravvivere a tutto se rimane una ragione buona per vivere). No, Giulia, come se la caverà con amori e passioni?
Ma chi è Giulia? Una post-lesbica, verrebbe da dire. Una lesbica moderna, giovane, senza una comunità di riferimento, senza amici o amiche, ma perfettamente inserita negli stereotipi che le lesbiche accarezzano dentro di sé: la moto, le amicizie maschili, l'infanzia libera, dove i ruoli di genere vengono valicati senza paura e senza ostacoli.
Il coming out non è un problema: semplicemente è una cosa che si dà per scontata, l'amore per le donne è facile da soddisfare, Il pozzo della solitudine è davvero lontano, se qui si presenta una storia in cui è un uomo ad essere abbandonato per un'altra donna.
D'altra parte il ruolo dell'amicizia maschile è, talvolta, sconfortante. Non sappiamo se Giulia sia veramente innamorata di Leni, mentre conosciamo tutte le sfumature della sua amicizia con Marco, il rapporto più esclusivo della sua vita.
E sappiamo che Marco ama Giulia, senza speranze e forse anche senza troppo trasporto.
Insomma, da una parte una relazione omosessuale (Giulia-Marco) di grande intensità seppur senza sesso, dall'altra due relazioni eterosessuali (Giulia-Leni, ma anche Marco-Leni) dove non si capisce, oltre al sesso, che cosa unisca i protagonisti. O meglio: Leni lo sa, ma Giulia?
- Quando rapporti finiti donne girano spalle e uomini chiede di sposare, tu attento a te, tu non ama me perché io, tu ama me perché io donna che capisce che tu ami altra donna, e io riesco capire cosa ami in altra, io e te buona squadra, ma amore non questo.
- E cosa?
- Per me che smetto di fare vita e vado a raccogliere piscio di essere umano probabile odioso e che potrebbe anche farmi vedere topi verdi, come dite voi, e che voglio persona con quale rubare cavalli, come diciamo noi.
- E che significa?
- Fidare, significa che voglio persona di cui fidare.
- E perché non io?
- Non so, forse sei, ma non per me e io non per te, perché vogliamo tragedia adesso? In fondo io girato spalle e tu avuto quello che volevi. In fondo io puttana, tu dice sempre.
- Ma è la verità !
Mentre Leni sa oscuramente perché si è innamorata di Giulia, come si evince da questo piccolo dialogo fra lei e Marco, noi non sappiamo perché Giulia ami Leni e che cosa di Leni ami in modo particolare...