Londra? Macché: si sta meglio a Reading.

29 gennaio 2012

Tributo all'omonimo memoriale scritto da Simon Doonan, la serie è un tripudio del camp. Nelle pagine dell'autobiografia, Doonan ripercorre in modo leggero e smaliziato gli anni della sua infanzia, povera ma felice, nella Reading degli anni '50/60 - per poi raccontare del suo gaio arrivo tra "la bella gente" di Londra e di New York, dove è diventato direttore creativo di Barneys.


La serie televisiva compie un salto in avanti di quarant'anni: la cornice ambientata nel presente (la prima serie nel 2007 a New York, la seconda nel 2008 in Inghilterra) mostra Simon venticinquenne (Samuel Barnett) alle prese con vetrine e sfilate. Un oggetto innesca puntualmente la rielaborazione di un ricordo d'infanzia nel protagonista - e parte un flashback, in cui il giovane Simon (Luke Ward-Wilkinson) ci racconta di come ne è venuto in possesso: ogni episodio si intitola "How I Got My-" più il nome del gingillo kitsch in questione, sia esso un vaso orrendo, una fontanella da giardino con tanto di fenicotteri a grandezza naturale o una bambola di Victoria Beckham.


Tutti i personaggi della serie televisiva ricalcano, grosso modo, quelli presenti nel libro. Debbie (Olivia Colman) e Andy (Aidan McArdle) sono gli sgangherati genitori di Simon: entrambi appassionati bevitori, e per questo spesso inaffidabili - ma sempre pronti a dare sostegno al figlio. Simon ha anche una sorella, Ashlene (Sophie Ash), e una finta zia acquisita, Hayley (Meera Syal), cieca e appassionata di discipline orientali. Nella casa di fronte a quella dei Doonan vive la sgarbata Reba (Sarah Niles) con il figlio Kyle (Layton Williams), migliore amico di Simon, che preferisce farsi chiamare "Kylie" per ovvi motivi. Simon e Kyle condividono, oltre all'orientamento sessuale e a una deliziosa effeminatezza, l'infantile desiderio di scappare dalla gabbia provinciale che è Reading. Quando finalmente si decidono a fuggire di casa e a raggiungere Londra nottetempo, però, scoprono che la città è tutt'altro che il paradiso gay da loro immaginato.


In soli dodici episodi, la serie ospita un ingente numero di tributi ironici o dissacranti ad alcune tra le più importanti icone gay del finale del secolo scorso - molte delle quali hanno anche accettato l'invito a comparire di persona, in camei spesso brevissimi ma sempre spassosi. Si va da quelle più famose a quelle decisamente di nicchia, da quelle assurte all'Olimpo gay soltanto in anni recenti a quelle ormai consolidate.


In "How I Got My Plumes" (secondo episodio della seconda stagione), i due bambini finiscono per caso sul palco dell'Eurovision Song Contest 1998, a Birmingham - e conoscono Dana International, cantante transessuale israeliana che quell'anno vinse il concorso con la sua hit tuttora più famosa, "Diva". La primadonna inglese del musical, Elaine Paige, fa la sua comparsa nell'episodio "How I Got My Water Feature" (il terzo della seconda stagione) - duettando con un bravissimo Luke Ward-Wilkinson su "No More Tears (Enough Is Enough)" di Barbra Streisand e Donna Summer.


Nel primo episodio della seconda stagione, "How I Got My Groom", i genitori di Simon rivelano che non si sono mai sposati perché il padre si era ubriacato a un concerto di Enya e aveva fatto tardi alla cerimonia. La notoriamente riservatissima cantante irlandese non compare nella serie: al suo posto c'è la cantante da pub Enyata, scollacciata megera di mezz'età che trasforma la celeberrima "Orinoco Flow" in "Orinoco Ho" ("la zoccola dell'Orinoco"), fungendo da nuova tentazione proibita per Andy la sera prima che il matrimonio, questa volta, si compia.


Persino l'aura inviolabile di santa Lady Diana viene annientata nell'episodio "How I Got My Tongs" (il quinto della prima stagione): mentre l'intera famiglia affranta osserva il feretro in viaggio nella diretta della BBC, Debbie la chiama "our queen of tarts" ("regina delle mignotte") per poi rettificare subito in "hearts", con un sorriso beffardo.



Non mancano momenti in cui la sceneggiatura si fa più profonda: in "How I Got My Posh" (quarto episodio della prima stagione), Andy tenta di insegnare a Simon le "cose da maschi", il calcio in primis, perché lo vede rifiutato dai bulli della scuola. In "How I Got My Camp" (quarto episodio della seconda stagione), Kyle deve difendere la madre dalla violenza del suo ex marito, avverso all'idea che Reba stia permettendo al figlio di essere felicemente omosessuale. La serie si conclude comunque su una nota positiva: nell'episodio finale, "How I Got My Gash", Simon (quello della cornice al tempo presente) annuncia alla madre incredula che sta per sposarsi con un ragazzo di Reading, suo amico d'infanzia. Insomma, la "bella gente" e la possibilità di realizzarsi esistono anche al di fuori di Londra e New York.


Notevole la colonna sonora: una pletora di citazioni musicali si dipana senza soluzione di continuità. Per dirne due o tre: incontri di pugilato tra vicine di casa sulle note delle Spice Girls; la canzone "I've Never Been To Me" direttamente da The Adventures of Priscilla; gli Steps che ispirano in Simon e Kyle il sogno di fondare una boy band. Tutto il cast, inoltre, è ottimo nei momenti musicali. Oltre al già citato duetto del protagonista con la Paige, da segnalare anche Olivia Colman che canta "Stay With Me" di Bette Midler, oltre a tutti i numeri di Layton Williams (che balla e canta a teatro per davvero: è stato per due anni Billy Elliot su un palco del West End).


Venendo ai cantanti di professione, i Pet Shop Boys hanno registrato "Beautiful People" (poi inclusa nel loro album Yes) appositamente per la serie, mentre Sophie Ellis-Bextor ha inciso una cover di "Jolene" di Dolly Parton. Il contributo più curioso viene però dalle sorelle Minogue, Kylie e Dannii, che si sono più volte dichiarate fan sfegatate della serie televisiva: la loro cover danzereccia di "The Winner Takes It All" degli ABBA sottolinea un momento di acme sentimentale nella prima serie. Dannii ha poi partecipato, in qualità di "pretendente al trono di Gaylandia" con complessi d'inferiorità nei confronti della più stimata sorella, a un episodio della seconda serie ("How I Got My Turner").

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