recensione diFrancesco Gnerre
Una traccia del mio amore
Nella prima parte del romanzo il protagonista descrive in prima persona la sua famiglia in frantumi. I genitori sono separati e quando "si sono spartiti i beni che da sposati avevano in comune, a mia madre sono andati i bambini": il padre se ne è andato altrove, la madre vive con un altro uomo, la sorella sviluppa comportamenti che non sono in sintonia con le aspirazioni piccolo borghesi e perbeniste della madre.
E lui, malaticcio, fragile, taciturno e indifferente, consapevole di essere gay fin da bambino (ovviamente nemmeno questo piace alla madre) è affetto da uno smodato desiderio adolescenziale di fama e scrive fin dalle scuole elementari libri pieni di personaggi che si sforza di essere. "Qualsiasi cosa pur di scordare da dove vengo, e che venendo da dove vengo presto potrei approdare all'oblio".
A scuola vive i primi innamoramenti e le prime esperienze con ragazzi della sua età e presto comincia a frequentare uomini molto più grandi di lui. Con determinazione difende la sua vita e non lascia margini di discussione:
"Mi rifiuto di litigare per questo. Perlomeno ai miei sentimenti ho diritto, visto che non possiedo altro",
"io a mia madre non voglio nascondere nulla. Deve sapere che non potrà cambiare i miei desideri. Il desiderio è tutto quello che ho. Tutto quello a cui mi posso aggrappare".
A diciott'anni va ad Athens in Giorgia per frequentare l'università. E qui, quello che sembrava il racconto di una difficile iniziazione gay si trasforma in una storia più complessa.
Tutto avviene improvvisamente. Una sera, quando gli altri studenti dormono o sono fuori a bere, accende la TV e vede Lui, un cantante molto popolare, una rockstar. Mentre il cantante viene trasportato al di sopra di una folla da mani che sorreggono il suo corpo, egli vede sullo schermo "tracce dei suoi peli nascosti, lì dove i jeans larghi possono scivolare, l'elastico allentato di comodi boxer a righe bianche, nere e grigie, la sue pelle". Senza rendersi conto di quello che sta facendo, solleva la mano per sfiorare lo schermo di vetro convesso come se fosse carne.
A questo punto il romanzo diventa la storia di una ossessione. Il mondo del nostro protagonista si restringe e tutte le sue azioni sono in funzione di questo strano innamoramento: i ritagli di riviste con l' immagine di Lui, i suoi dischi, le sue apparizioni in TV, la ricerca della sua casa, dei luoghi che frequenta, finché non riesce a conoscerlo, ad andare a letto con lui, a trasformare un'ossessione adolescenziale in realtà. E il lettore, grazie alla forza della scrittura, è come trascinato in una deriva ineluttabile da cui vorrebbe prendere le distanze, ma tutto è così vero che rimane inevitabilmente coinvolto.
La relazione tra i due, che durerà circa quattro anni, è squilibrata e fatalmente destinata a finire. Il ragazzo ne è consapevole, il lettore con lui, e non si può fare altro che aspettare che la fine arrivi, con rassegnazione, con una forma di passività dolorosa e insopportabile. Lui è una celebrità, ha sempre qualcuno da incontrare, viaggi da fare, altre celebrità da vedere, e il nostro protagonista è sempre in una situazione di inadeguatezza, sa di essere solo un accessorio, "soltanto il suo amante, un ragazzino".
Eppure Lui non è l'insensibile megalomane, l'adulto approfittatore, anzi mostra una vulnerabilità che rende la situazione ancora più dolorosa perché ineluttabile. E' come se anche Lui subisse in qualche modo il suo successo, il suo potere e la sua autorità che sembrano essere nella realtà delle cose.
Nel romanzo i due protagonisti non hanno un nome, il narratore in prima persona è 'io' e l'altro è Lui, la rock star, il noto cantante, ma i due personaggi sono riconoscibili e rimandano alla relazione vera durata circa quattro anni tra Douglas A. Martin, l'autore del romanzo, e il noto cantante dei R.E.M. Michael Stipe. I fans del cantante possono così cercare e trovare nel libro tracce del loro idolo, conoscere particolari della sua personalità e perfino del suo corpo, ma si tratta appunto di tracce, come suggerisce il titolo suggestivo del romanzo.
Nessuna rivelazione e nessun pettegolezzo, ma piuttosto una forma di pudore e di discrezione e una prosa scarna, a tratti lirica, capace di cogliere gli aspetti più insondabili dell'amore e dei sentimenti.
"Un testo", scrive Marco Mancassola nella bella Prefazione, "intenso, cupo, luminoso, pulito e ritmico come una pioggia battente".