recensione diFrancesco Gnerre
Autobiografia di un indiano ignoto
Il romanzo Il mio ragazzo dello scrittore indiano Raj Rao, uscito in Italia nel 2010, fu salutato dalla critica come una rivelazione.
Con leggerezza e ironia l'autore, poeta, autore teatrale e romanziere, impegnato nella lotta per i diritti civili degli omosessuali nel suo paese, raccontava una bella storia d'amore tra un uomo e un ragazzo in una Bombay caotica e sensuale dove si scontravano e si incontravano in una bizzarra contaminazione culturale aspetti della tradizione indù e modelli di vita gay occidentali.
La stessa casa editrice pubblica ora del medesimo autore una raccolta di 15 racconti scritti prima del romanzo.
Temi e personaggi sono vari: il proprietario di un'autofficina che compra e vende auto usate, aspirante scrittore, è un sosia di Salman Rushdie e vive a sue spese la pericolosità di essere scambiato per il celebre autore dei Figli della mezzanotte e dei Versetti satanici; il figlio di un funzionario delle ferrovie si appassiona alla lettura degli orari ferroviari dove proietta la sua voglia di viaggiare e la sua ansia di libertà; un giovane, seguendo il corteo funebre nel quartiere a luci rosse di Bombay, cerca di concentrarsi sul pensiero del nonno defunto, ma non riesce a sottrarsi alla seduzione delle donne che mostrano invitanti la loro mercanzia; uno studente che vende foto di uomini indiani in posizioni compromettenti a riviste gay americane, "perché la pelle asiatica paga bene", confessa i suoi inquietanti sogni allo psicanalista; un gay prova disperatamente a discolparsi dall'assurda e umiliante accusa di aver molestato una donna e si chiede se sarebbe meno offeso se l'accusa fosse stata di molestia ad un uomo...
C'è poi la storia surreale dai toni almodovariani di un uomo che non è attratto dalle donne che diventa una donna che non è attratta dagli uomini e che sogna di sposare una diva di Bollywood. E ancora una originale variante del "facciamo l'amore e non la guerra" proiettata nel contesto violento del fanatismo religioso, dove l'odio che accompagna la verifica della circoncisione del nemico da eliminare, inconfutabile prova della sua blasfemia, può lasciare il posto all'attrazione erotica e all'amore.
E poi c'è la folla, colorata, rumorosa e sempre in movimento delle città indiane, che impegna contemporaneamente l'udito, la vista e l'olfatto tanto che è difficile capire quale dei sensi prevalga.
Ricorrente è il tema dell'innamoramento di un uomo per un ragazzo che sarà sviluppato più ampiamente nel romanzo. Le storie di questi amori, dove l'adulto, in genere gay consapevole e occidentalizzato, deve fare i conti con l'omofobia interiorizzata del giovane che un po' si concede, ma proprio non riesce a proiettare la propria vita in un futuro diverso da quello imposto dalla tradizione, sono in genere frustranti, ma sempre percorsi da autoironia e da nitidi momenti di erotismo che fanno pensare al particolare realismo di Edmund White:
"poi si sedette su una sedia, vicino a me, e lo baciai sulla bocca. Allora si aprì la cerniera, tirò fuori il suo rosato, vigoroso cazzo circonciso e mi permise di succhiarglielo".
Il "destino infame" del personaggio è così spesso quello del differimento a tempi migliori della gratificazione del proprio desiderio:
"però sono ancora una volta io a rimetterci. Ancora una volta mi tocca frequentare i pisciatoi, portare un orecchino e tornare a fare pompini. Ancora una volta non posso fare altro che aspettare. Poi, forse, tra un paio di anni il figlio di puttana mi scriverà per dirmi che si sente solo, e sarà di nuovo mio".
Tutti percorsi da una forte spinta alla liberazione sessuale e dalla denuncia dei pregiudizi e della repressione poliziesca contro cui debbono combattere spesso i gay indiani, i racconti di Raj Rao sono anche un interessante laboratorio di scrittura creativa. Se alcuni infatti sono scritti in prima persona e hanno l'andamento della confessione autobiografica, in altri l'autore sperimenta forme e generi diversi, dalla scrittura epistolare all'intervista, dalla sceneggiatura cinematografica al racconto nel racconto che trasporta il lettore in un mondo fiabesco dove sogno e realtà si sovrappongono e quello che si teme si confonde con quello che si desidera.