Esilio dal Budayeen [1991]. Capitolo finale della trilogia del Budayeen.

Chiude in bellezza con questo volume la "trilogia del Budayeen", ciclo di fantascienza di George Effinger (i primi due volumi sono stati riediti di recente in edizione economica da Valis coi titoli: L'inganno della gravità e Fuoco nel sole). Ma mostrando un poco di stanchezza.

La scrittura è sempre dello stesso livello dei volumi precedenti, per carità, ma ormai tutti i numeri del suo circo li abbiamo già visti, per cui non proviamo più alcuna sorpresa di fronte alle bizzarrie del suo mondo.

L'autore dev'essersene reso conto, per cui dedica la prima metà del volume a una fantasia di gusto orientalista, scaricando il protagonista e il suo boss/bisnonno a cavarsela in mezzo alle tribù beduine del deserto arabico. Qui la tecnologia del futuro c'è, ma solo ai margini di questo gruppo di persone, e la vicenda avrebbe ben potuto figurare in un romanzo di viaggi "esotici" del XIX secolo... Altro che fantascienza...

Per il resto, al ritorno in patria, riprende la guerra tra la gang del protagonista e quella che le contende il controllo del Budayeen, combattuta esclusivamente per mezzo d'intrighi e colpi bassi. Che ovviamente toccherà al nostro Marid (preso di mira) sventare.

Riappaiono anche in questo volume tutti i personaggi che avevano popolato i primi due, come la transessuale m-t-f Yasmin (che riesce a strappare al protagonista una promessa di matrimonio) o il transessuale f-t-m Mahmud, e tanti altri, ma ognuno di loro fa una breve apparizione di una pagina o due, giusto per i gentili lettori che desideravano rivederli, e basta. Marid si muove infatti ormai in altri ambienti e ad altro livello. È un boss criminale, ormai, non più un piccolo investigatore drogato che campa d'espedienti.

Il romanzo si legge con piacere e scorre senza intoppi, ma di fatto i due volumi precedenti costituiscono un gigantesco "spoiler" di questo, perché chi non li avesse letti faticherebbe a capire cosa accada in questo, ma chi li avesse letti capisce sempre in anticipo dove la narrazione voglia andare a parare...

Se vi sono piaciuti i due precedenti volumi, concludere con questo è appropriato: la coda regge il confronto con quanto scritto prima. Ciò detto, il fatto che il ciclo si concluda qui (nonostante l'autore, prima di morire, avesse schizzato i due capitoli iniziali d'un quarto volume) è opportuno: pur mantenendosi sempre al di sopra del livello della decenza letteraria, infatti, il gioco mostra ormai la corda, e non avrebbe retto a un ulteriore sfruttamento.

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