recensione diGiovanni Dall'Orto
Ti amo da morire, "Julia" n. 154, luglio 2011.
Forse rendendosi conto di avere ormai spremuto tutto il possibile dal personaggio iper-ripetitivo di Myrna, gli sceneggiatori lo ripropongono ancora, ma senza riproporlo. Julia è infatti perseguitata dallo stalking telefonico d'una donna, che dice di essere Myrna... la quale però risulta essere rinchiusa al sicuro, oltre tutto in stato catatonico, in un manicomio criminale (alla buon'ora!).
E in effetti non si trattava di Myrna, bensì... Se non riuscite a vivere senza saperlo, scopritelo voi.
Nota bene: a parte il minimo sindacale necessario a giustificare le attenzioni ossessive di Myrna, il lesbismo non appare mai in questo albo (e considerato il modo in cui appariva quando c'era Myrna, è decisamente meglio così!).
(P.S. alle pp. 103-104 si ripete la scena di "iniziazione" a un ristorante giapponese: a quanto pare nel 2011 e negli Usa costituisce ancora una novità! Ma quanto provinciali bisogna essere per scrivere queste sceneggiature?).