recensione diMassimo Basili
Zazie nel metrò. Adattamento a fumetti del romanzo.
È un'operazione controversa, quella realizzata da Gallimard, storica casa editrice di Raymond Queneau: una versione a fumetti del suo Zazie dans le métro a cinquant'anni dall'uscita del romanzo e a poco meno da quella del riuscitissimo film di Louis Malle.
Il libro aveva avuto all'epoca un impatto rivoluzionario proprio grazie al caleidoscopio linguistico della parlata colloquiale francese, al ritmo forsennato del racconto e alla follia surreale dei suoi personaggi, resi in modo magistrale dalla traduzione Einaudi di Franco Fortini.
Per quel che riguarda la versione disegnata, invece, se l'intento fosse quello di attualizzare il romanzo e far digerire lo sperimentalismo dell'opera letteraria alle nuove generazioni di lettori, non si può dire che il risultato sia del tutto riuscito.
La storia è la stessa: Zazie è una ragazzina di dodici anni che arriva a Parigi dalla campagna per stare qualche giorno con lo zio Gabriel, mentre la madre si distrae col nuovo fidanzato.
Un inopportuno sciopero dei bigliettai le impedisce di salire sull'agognato metrò, così, appena può, la bambina sfugge alla sorveglianza del parentame per importunare una variopinta schiera di personaggi. Tra questi c'è un viscido "satiro" nerovestito, altrimenti detto, col linguaggio di oggi, "pedofilo", ma di ampi gusti: "Mi piacciono le ragazzine... e i ragazzini", ammette candidamente.
C'è poi il tormentone delle domande insinuanti di Zazie sui gusti sessuali dello zio Gabriel, il quale di professione fa la "ballerina di varietà" in una "discoteca per checche": nonostante la si cerchi di abbindolare, la ragazzina intuisce che un "ormosessuale" (sic) è qualcosa di proibito...
La versione fumettata di Zazie nel metrò sconta una certa mancanza di coraggio: l'autore francese Clément Oubrerie non osa intepretare fino in fondo con la peculiarità fumettistica l'originale romanzesco, che forse l'ha messo in soggezione. E così la gabbia delle pagine risulta troppo rigida, l'umorismo folle di Queneau disinnescato e banalizzato, il ritmo rattrappito, lo spirito dei personaggi travisato. Soprattutto quello della protagonista, che da sboccata e incantevolmente ribelle preadolescente degli anni cinquanta si riduce nel fumetto ad un'anacronistica monella odiosa e molesta.
Un passo falso fatto in buona fede, riscattato dagli splendidi disegni graffiati di Oubrerie e dal suo notevole sforzo nella ricostruzione della Parigi d'antan.
Per una volta, adeguata la confezione di lusso dell'edizione Rizzoli-Lizard.