recensione diElena Romanello
Bye Bye Blondie
Dopo il successo di Baise moi, Virginie Despentes sceglie di raccontare una storia tra passato e presente, tra adolescenza e vita adulta, con i toni della commedia senza dimenticare drammi e problemi, realizzando un film senz'altro più digeribile dai più ma non per questo meno interessante e coraggioso, anzi.
Gloria e Frances si sono conosciute nei primi anni Ottanta in una clinica psichiatrica dove entrambe erano state ricoverate, la prima dai genitori piccolo borghesi dopo una crisi isterica, la seconda per alcuni comportamenti dissociativi dalla famiglia ricchissima. Si erano incontrate poi fuori, trovandosi in due bande giovanili opposte, Gloria con i punk e Frances con gli skinhead, e il loro era stato un amore forte e grande, poi terminato dalla separazione imposta dai genitori di Frances, che per la figlia sognavano studi di un certo tipo e un altro tipo di vita.
Sono passati oltre vent'anni, Frances è diventata una giornalista televisiva di successo, ha una bellissima casa ed è sposata con uno scrittore omosessuale per salvare la facciata, convivendo anche con il giovane amante di lui, mentre Gloria, dopo aver tentato senza fortuna la carriera di cantante e tante storie sbagliate, è disoccupata e senza fissa dimora. Le due donne si incontrano, scontrandosi con le differenze caratteriali e di stile di vita, ma forse stavolta l'amore sarà davvero più forte di tutto e tutti, convenzioni sociali e problemi individuali in testa.
Un film che non parla solo di amore tra donne, anche se la storia è bella, mai volgare e si inserisce nel filone oggi molto amato delle seconde possibilità nella vita, visto che tra le righe ci sono temi come il disagio adolescenziale, i problemi sociali ed economici di oggi, la realizzazione di sé che non è mai completa, le convenzioni sociali e buon ultimo, un omaggio agli anni Ottanta e ai loro riti e miti riuscito e ricostruito bene, attraverso la controcultura dei gruppi giovanili e del loro ruolo nelle periferie delle città.
Bye Bye Blondie si inserisce a pieno titolo nella felice stagione di rinascita del cinema francese, capace di coniugare qualità e trame accattivanti, e di parlare dell'oggi e di tutti i suoi problemi e contraddizioni senza essere retorico, noioso e angoscioso. Una storia al femminile fuori dagli schemi e coraggiosa, che può piacere anche ad un pubblico generalista e non solo a quello dei festival.
Beatrice Dalle e Emmanuelle Béart, icone dagli anni Ottanta del cinema francese, la prima trasgressiva e dannata come la sua Gloria, la seconda prima eroina romantica e oggi simbolo di classe e unica erede naturale di Catherine Deneuve, sono una coppia che buca lo schermo, ma la rivelazione del film è Soko, Gloria da ragazza, cantante pop che in parallelo porta avanti una carriera tra cinema e televisione, rabbiosa e tenera, una creatura che non sopporta la costrizioni e sogna il grande amore. Un volto da tenere d'occhio senz'altro, tra l'altro è recente anche il suo coming out.
Un ritratto della Francia di oggi e di ieri, con analogie con altre realtà e Paesi, visto dagli occhi di due donne e del loro amore, un amore che sopravvive a tutto alla fine, come nelle favole: ma qui siamo nella vita reale, o almeno in una sua buona imitazione.