recensione diMassimo Basili
Black Wade
Sembrava impossibile, eppure, a meno di un anno dall'intervista rilasciata a Pride (ottobre 2009, n. 124) dai suoi autori Franze & Andärle, Black Wade ha finalmente trovato una traduzione italiana!
Grazie alla salentina Edizioni Voilier, infatti, Black Wade è stato stampato in un'edizione meno lussuosa di quelle francese e tedesca, ma anche meno costosa e sostanzialmente identica nei contenuti a quella in lingua inglese della germanica Bruno Gmünder, tranne per la copertina, realizzata appositamente per l'Italia.
Il libro è stato presentato con buon successo durante l'edizione 2010 di Lucca Comics & Games, venendo candidato addirittura al premio Gran Guinigi come miglior storia lunga, nonostante la sua natura sostanzialmente erotico-pornografica.
Evento, questo, piuttosto clamoroso per il conservatore e un po' omofobo mondo del fumetto italiano, segno che i costumi si stanno evolvendo, faticosamente, anche da quelle parti.
La storia del tenente di vascello Jack Wilkins, il quale viene catturato dal terribile pirata Black Wade per soddisfare i propri capricci sessuali e che poi se ne innamora, buttando all'aria il suo matrimonio con la contessa Annabeth, da qualche tempo veleggia anche nei perigliosi mari delle librerie e delle fumetterie italiane.
Il disegno è un sofisticato e accuratissimo miscuglio tra suggestioni dei cartoni giapponesi anni settanta e influenze disneyane, ed è l'aspetto più sorprendente di un fumetto dalla trama un po' esile ma dalle sequenze di sesso davvero eccitanti.
Peccato per qualche refuso qua e là nel testo.