Dieci anni fra gli yakuza

27 maggio 2006, "Pride", febbraio 2006

L'uscita, dopo molti anni, del decimo e ultimo volume di Kizuna, è l'occasione per fare il punto sul genere dei cosiddetti "boy's love": fumetti giapponesi dedicati a storie d'amore (e sesso) fra maschi, ma disegnati da donne per donne. Un genere che, per quanto molto particolare, sta suscitando sempre più interesse anche fra i gay.

Approfittiamo della pubblicazione del decimo e ultimo numero del manga (fumetto giapponese) Kizuna per festeggiare anche il decennale dell'uscita in Italia dell'anime (cartone animato) dallo stesso titolo. Proprio nel 1995, infatti, la Yamato Video presentava al pubblico italiano i primi due anime tratti dal manga, in un'unica videocassetta dallo stesso titolo.
Diversi anni dopo, la Kappa edizioni inaugurava la prima collana italiana dedicata esclusivamente ai manga "boy's love" (cioè manga o romanzi che ruotano intorno a relazioni sentimental-sessuali tra uomini, ma creati da donne per donne) proprio con questa serie, ormai famosa tra le fan del genere in tutto il mondo.

Kizuna è definibile, brevemente, come una soap opera yakuza (la yakuza è la mafia giapponese).
La vicenda alterna momenti che ruotano intorno alla relazione
sentimentale di due coppie di protagonisti (gli studenti universitari Kei e Ranmaru da un lato, e Kai - figlio di un capo yakuza - con la sua guardia del corpo Masa), e momenti di azione, innescati proprio dall'elemento yakuza, ovviamente.

I primi albi di Kizuna sono composti da episodi autoconclusivi, o comunque collegati da una trama semplice e d'immediata risoluzione.
Il motivo di questa scelta è dovuto in larghissima parte alla natura dell'industria editoriale giapponese. I manga vengono generalmente pubblicati a episodi su grossi albi periodici. Gli episodi di mangaka (fumettisti/e) esordienti sono di solito autoconclusivi, per poter essere eliminati in qualunque momento, qualora non riscuotessero il gradimento del pubblico. Se le storie piacciono, invece, l'autore sviluppa lunghi archi narrativi in più puntate, che in seguito vengono raccolti nei volumi singoli familiari al pubblico italiano.

Dalla lunghezza della serie è facile intuire il successo che Kizuna ha riscosso in patria e, di riflesso, nel resto del mondo delle fan. Kizuna è molto probabilmente la serie di Kazuma Kodaka (un'autrice peraltro assai prolifica) più famosa in occidente. Ovvio quindi che la Kappa edizioni avesse scelto proprio questo titolo per lanciare la nuova collana, contribuendo così a sua volta a rendere ancora più celebre questo manga.

Se non si possono facilmente scoprire le ragioni della popolarità di Kizuna in Giappone, è forse più semplice capire perché venga considerato un classico da molte lettrici occidentali.
Su "Aestheticism", la mailing list di discussione indispensabile per chiunque si interessi di "boy's love", spesso è stato ripetuto che i manga più noti in occidente sono quelli di cui è stato messo in onda il cartone animato (facciamo una semplice prova: Mazinga).
Il cartone animato di Kizuna, come abbiamo detto all'inizio, è comparso in Italia in un periodo storico ancestrale, quando il "boy's love" si chiamava ancora "shoonen ai" o "YAOI", la diffusione di internet era ancora agli albori (era il 1994), e il totale delle pagine web che si potevano trovare sul genere era tre-di-numero. In quei tempi oscuri, per chi si interessasse di "boy's love" in Italia la scelta ruotava praticamente intorno alle
pochissime videocassette Yamato.
Insomma, non si poteva non conoscerlo, perché era praticamente quasi "l'unica cosa in giro" in italiano. Più effetto-traino di così...
Certo, in alternativa c'erano sempre le fotocopie di settima generazione con traduzione in corsivo a matita di alcuni fumetti di Zetsu Ai (una serie che oltre tutto ruota intorno al flusso di pensiero dei protagonisti, nella quale quindi non succede tecnicamente nulla per circa quattro volumi e mezzo su cinque), ma anche per procurarsi quelle bisognava avere una buonissima pusher...

Pare inoltre che i "boy's love" più popolari, sempre tra noi occidentali, siano quelli con molto sesso esplicito (chissà mai perché!) e facili da seguire. Di fronte al mistero di una lingua del tutto sconosciuta, anche chi non sa una parola di giapponese osa comprare un fumetto, a patto che si possano occhieggiare pratiche innominabili e capire il resto guardando le figure. La "fruizione creativa" permette poi ad ogni lettrice di crearsi un proprio manga su misura. (Il lato negativo della pratica è la delusione cui si va incontro quando si viene messe di fronte alla traduzione, e quindi si scopre la triste realtà degli eventi...).
Ad ogni modo, in Kizuna fanno sesso, almeno Kei e Ranmaru e la coppia di killer J.B. e Tashiro, e la struttura della pagina è facile da seguire anche per chi abbia poca dimestichezza con il vignettare anarcoide tipico del manga.
Insomma, Kizuna sembrerebbe essere la serie ideale per chi volesse accostarsi al genere (che ha sempre maggiore successo anche in Italia) dei fumetti giapponesi "boy's love".

La lunghezza della vicenda non sembra essere controproducente. Anzi, dopo un recente sondaggio su mailing list, la Kappa edizioni ha deciso di proseguire la collana alternando una serie lunga (che sarà di nuovo una storia di Kazuma Kodaka, e che uscirà di nuovo dopo che era già stato distribuito in Italia il cartone animato che ne era stato tratto) e manga autoconclusivi. D'altro canto, in poco più di 200 pagine si può sviluppare un personaggio solo fino a un certo punto.
E infine, curiosamente, il mutamento dello stile di Kodaka durante gli anni in cui ha prodotto la serie ha fatto sì che guadagnasse in corso d'opera nuove fan, attirate dal nuovo stile quanto prima erano ripulse dal vecchio (più tondeggiante). D'altro canto, ormai le vecchie lettrici erano state agganciate, e altro non potevan fare che proseguire nella lettura anche messe di fronte a dita affusolate sproporzionate...

Kizuna, con tutti i suoi pregi e difetti, è una buona serie. Una serie che è riuscita a proseguire per dieci volumi senza perdere un colpo, rallentando forse di quando in quando, ma premiando la fedeltà delle lettrici con quei piccoli colpi di scena sentimentali che la rendono cara. I momenti narrativi e le sequenze d'azione, per quanto qualche volta zoppicanti, svolgono perfettamente la loro funzione, che nel "boy's love" è mettere i personaggi in situazioni critiche che permettano un ulteriore sviluppo dei loro rapporti, e donare vignette esteticamente impeccabili. E in Kizuna i personaggi crescono, cambiano, maturano, prendono decisioni importanti (compresa quella di fare coming out con il nonno ultraconservatore...).
Quelli dei protagonisti sono quattro percorsi che in parte s'intrecciano, in parte divergono, ma che nel frattempo catturano il lettore.

Questo è insomma un prodotto di consumo che s'inserisce perfettamente nel genere cui appartiene, è semplice da seguire, è coinvolgente e prevedibile quel tanto che basta per farci sempre sapere, sotto sotto, dove stiamo andando a parare. Rassicurante un po' come una puntata di Quella casa nella prateria, insomma.
Il tutto è accompagnato da molti rappresentanti di diverse tipologie di bellezza maschile che si amano e fanno sesso.
Le gioie della vita, in fondo, sono semplici...

(Una nota finale: non è consigliabile leggere Kizuna come una rappresentazione della realtà omosessuale (o mafiosa) giapponese, né tentare di utilizzarlo come manuale di comportamento per giovani coppie gay. Nella vita reale, infatti non sempre un lieto fine premia i comportamenti più sconsiderati all'interno (o all'esterno) di una coppia...).
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