Pajtim Statovci, Gli invisibili

26 dicembre 2022

Il titolo originale del terzo romanzo - vincitore del prestigioso Finlandia Prize - dello scrittore kosovaro Pajtim Statovci è "Bolla", ovvero "spettro", "bestia", "specie animale ignota" ma anche "straniero". Oltre al riferimento a un essere mostruoso presente nel raccontino mistico composto dal protagonista aspirante scrittore, "straniero" si applica perfettamente al giovane Arsim che, in molte delle sue asperità e durezze caratteriali e nella sua discesa personale agli inferi, richiama più e più volte il Meursault di Camus.

Siamo a Pristina nel 1995, a un passo dalla terribile guerra che macchiò l'ex Jugoslavia e, nello specifico, il Kosovo: l'albanese Arsim, che frequenta l'università di Lettere, si innamora perdutamente di Milo?, serbo, studente di Medicina, che vive in un monolocale fatiscente. I due "invisibili" provano fin da subito un'attrazione alla quale non riescono a resistere, nonostante la differenza etnica e il fatto che Arsim sia sposato e in procinto di avere un figlio da una donna che non riesce ad amare e che picchia, mosso dall'odio verso se stesso e da una profonda alienazione. La loro relazione e il loro forte desiderio vengono raccontati dal punto di vista del narratore Arsim che è spesso inframmezzato da pagine di diario di alcuni anni dopo scritte da Milo? e che rivelano al lettore cosa è accaduto durante gli anni della guerra e gli orrori che il giovane ha visto e di cui si è anche reso protagonista. Arsim si trova, però, costretto a spezzare questo sogno d'amore a causa della guerra e della pulizia etnica che sta per colpire gli albanesi: fuggirà con la famiglia in un paese europeo di cui non conosciamo il nome - lo stesso Statovci fuggì in Finlandia - diventando un marito tirannico e un padre assente dei suoi tre figli fino al momento di un arresto e alle conseguenze che questo porterà nella sua esistenza.

Gli invisibili è un romanzo di un amore selvaggio, quasi ferino, tra due giovani spigolosi e duri che saranno condannati dalla Storia a separarsi e a vivere un dramma che troppe volte abbiamo cancellato dalle nostre coscienze ma è anche una storia di emigrazione, di riconquista della propria identità, della propria nazionalità, nonostante lo squallore e la distruzione lasciati dalla guerra. Una distruzione fisica, dei corpi dei soldati, dei brandelli di palazzi (in un parallelismo che ricorda quei versi di straordinaria potenza lirica di San Martino del Carso di Ungaretti), e, soprattutto, interiore: "È il mio cuore il paese più straziato". Rientrato a Pristina, Arsim non si arrenderà al destino ma cercherà di rintracciare Milo?, non rinunciando a riappropriarsi del proprio io e tentando, per quanto possibile, di perdonare se stesso e di ripartire da zero con quel poco che la vita crudele gli permetterà di avere.
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