recensione diElena Romanello
The Perfect Family
Eileen, devota cattolica e moglie e madre esemplare, viene candidata dal suo parroco, monsignor Murphy, per il riconoscimento di Cattolica dell’anno. In realtà, non è tutto oro quello che luccica, visto che il suo matrimonio è in crisi profonda da tempo, suo figlio sta lasciando la moglie che aveva sposato in fretta e furia perché incinta e da cui ha avuto poi tre figli per la locale estetista, sua figlia è incinta di cinque mesi con la fecondazione artificiale decisa insieme alla sua compagna e lei stessa ha nel passato alcuni episodi non proprio da cattolica perfetta, soprattutto secondo certi schemi portati avanti da un paio di sue rivali.
Ma forse si saprà anche andare oltre le ipocrisie e le malignità, premiando comunque una persona retta, che vive nel contraddittorio mondo di oggi e che si barcamena come può… Questa commedia di Anne Renton, tra desperate housewives e nuove famiglie, rappresenta un ottimo esempio di film mainstream in cui la tematica omosessuale viene inserita come parte integrante del mondo di oggi, tra famiglie ricomposte, vita di provincia, lavoro, tradizione che si scontra con la modernità.
Rappresentando una provincia americana divisa tra bigottismo e aneliti verso il nuovo, che siano le famiglie allargate, il multiculturalismo (la figlia di Eileen, Shannon, ha una compagna latino americana, membro della nuova minoranza maggioranza degli States, con dei genitori più aperti mentalmente di quelli WASP di Shannon..), l’omogenitorialità e le coppie gay, nuovi e vecchi modi di essere genitori e la religiosità cattolica oggi in un Paese a maggioranza protestante, The perfect family fa ridere e commuove, fa riflettere e intrattiene, tra riso e lacrime, tra commedia di costume e ritratto di una famiglia di oggi, forse non perfetta, ma felice a modo suo.
Alla fine vince l’amore, sulle crisi coniugali, sulla voglia di rifarsi una vita, su una perdita non prevista, su un aborto lontano e volontario che si contrappone ad una tragedia di oggi di un figlio cercato che non arriva, sull’invidia e sull’ipocrisia, in un film che riflette ormai una realtà diffusa, anche in una situazione a macchia di leopardo, negli Stati Uniti, Paese profondamente diviso tra una grande libertà di costumi nelle città più grandi (New York e San Francisco in testa) e un tradizionalismo duro a morire in provincia.
I ragazzi e le ragazze degli anni Ottanta rivedranno con un po’ di tristezza Kathleen Turner, bellezza aggressiva di tanti film, oggi matura signora disfatta da alcuni gravi problemi di salute ma senz’altro molto più brava che ai tempi della Pietra verde e simili. Sempre gli stessi ragazzi e ragazze riconosceranno con una certa simpatia Richard Chamberlain, l’ex padre Ralph di Uccelli di rovo, qui prete un po’ ipocrita e compassato: da quando il bel Richard si è potuto dichiarare omosessuale dopo decenni di silenzio, è diventato un attivista del movimento. Al loro fianco, un volto noto dei telefilm di culto oggi, Emily Deschanel, grintosa avvocatessa e felice donna gay in ricerca di una maternità purtroppo nel film negatale (ma ci riproverà) interprete della sopra le righe dottoressa Temperance Brennan nel serial Bones.
The perfect family è un film piacevole, ma può essere anche una storia interessante, su cui discutere e imbastire dibattiti e riflessioni, a festival e non. C’è da sperare che trovi una sua uscita nel nostro Paese, almeno per il mercato dell’home video.