Tempo prima dell'epica impresa tolkeniana, Jackson era un enfant terrible con il gusto del trash. Qui si diverte a dissacrare il mito televisivo, pacatamente familistico, dei Muppet, riambientando la tipica situazione di ogni puntata del loro show (la preparazione di uno spettacolino musicale) in un teatro fatiscente popolato non da orsacchiotti teneri, simpatici maiali e rane dal cuore d’oro, ma da animali repellenti e disgustosi, mostri di crudeltà e cinismo, pupazzi mentalmente instabili. Il catalogo copre senza riserve (e talora con eccessivo compiacimento) ogni forma di stramberia: abbiamo un coniglio con l’AIDS in avanzato stato di decomposizione perseguitato da una mosca reporter che nelle pause di lavoro mangia feci nei water, un elefante che inonda di urina dei cagnolini, vomito e sangue ovunque, mucche pornostar e conigliette compiacenti, una rana cocainomane dopo episodi mai dimenticati vissuti in Vietnam, e una volpe omosessuale che chiude lo show con un numero musicale intitolato "Sodomy". La strage finale della protagonista riassume il senso distruttivo e dissacratorio del film, uno sfogo disinibito contro le perversioni del mondo dello spettacolo, ma anche contro la morigeratezza del politically correct. Non per tutti i gusti.