Il regista a nudo

Incontro con Jean-Daniel Cadinot

21 ottobre 2004, Babilonia, n. 82, ottobre 1990, pp. 29-31, in una versione più breve

"Io penso di essere un intellettuale gay che ha accettato il suo sesso, mentre di solito il problema degli intellettuali è che non riescono ad accettarlo". In questo modo si definisce, al termine dell'intervista, Jean Daniel Cadinot.

Venendo da un regista di film porno la definizione pare immodesta. Ma dopo un pomeriggio passato a discutere con questo personaggio sorprendente, ci si rende conto che la definizione è calzante. Perché Cadinot non è solo simpatico, accogliente, privo di boria, capace di mettere a suo agio il suo interlocutore. E' anche diabolicamente cosciente delle implicazioni, contraddizioni, limiti ed anche potenzialità nascoste del suo "mestiere" così anomalo.

A metà strada fra manager e Fratello-Maggiore-di-professione, Cadinot intrattiene, con i ragazzi che entrano in ufficio mentre parliamo, rapporti fra il conviviale e il commerciale.

Comprendo così che il suo successo economico deriva anche dalla sua capacità di creare un clima, dal fatto che i suoi attori si divertono a girare i suoi film. Me ne dà conferma un delirante video semi-porno che Cadinot mi mostra, girato dagli stessi ragazzi letteralmente "alle spalle" del regista impegnato a girare una scena. Tutti si divertono alla follìa!

Cadinot è abilissimo a creare un'atmosfera distesa e sdrammatizzante. Sotto i miei occhi manovra per mettere a loro agio le persone, per farle conoscere, per cercare di formare una coppia per una scena del film a cui sta lavorando.

"Faccio pornografia, è vero, ma cerco di farla con la massima professionalità. Perché il sesso è una cosa seria". Voila la filosofia del regista francese che abbiamo intervistato.



In che modo è diventato Jean-Daniel Cadinot? Cadinot è il suo vero nome?

Cadinot è il mio vero nome, sono d'origine italiana, precisamente milanese. Nel 1870 la mia famiglia si è stabilita in Francia ed ha aggiunto una "t" al cognome per "francesizzarlo".

Ho 39 anni, ho cominciato a fotografare a 19 anni, ed ero fotografo di attori, ritrattista, per un giornale di spettacoli americano. I giornali francesi non volevano le mie foto, avevo una tecnica troppo americana, di stile molto Avedon, che non era di moda in Francia in quell'epoca. Da quel momento tutto è andato molto rapidamente.

Confesso che sfugge come avvenga il passaggio da foto di teatro a video "hard".

Grazie alla polizia. Avevo fotografato per mio gusto personale (all'epoca non vendevo quelle foto) un ragazzo di 17 anni e mezzo, e mi vedo arrivare tre poliziotti a casa perché il ragazzo era stato arrestato per un furtarello, e aveva detto che non era vero che lui viveva di furti: ad esempio aveva posato per foto di nudo. Quindici anni fa le foto di nudo non erano molto ben viste.

Sono stato picchiato, il mio appartamento è stato devastato, sono rimasto per tre anni in libertà provvisoria, finché il giudice ha decretato un "non luogo a procedere". Ma dopo quella storia per molto tempo sono stato sospettato di andare a letto con i modelli e di fare commercio di foto.

Cadinot non pecca mai con i suoi modelli?

Da quattro anni sono "scapolo" e vado a letto con chi mi pare, ma quando ho una relazione non vado a letto con nessun altro.

Questa è una domanda che mi fanno sempre: Cadinot ha filmato centinaia di ragazzi da dieci anni a questa parte. Ma ci va a letto assieme? Nel film sì, nel senso che filmare è un atto sessuale compiuto con la mente, ma nei fatti no. Ma se si presenta un'occasione che non ho provocato io, beh, non sono fatto di pietra. Io però non voglio approfittare della mia situazione e della mia posizione per imporre rapporti sessuali a chicchessia.

Ma per tornare alla mia storia, non appena sono finiti i guai con la giustizia mi sono buttato a fare foto di nudo.

Eppure la vicenda avrebbe dovuto scoraggiarla piuttosto che incoraggiarla a continuare...

Ah sì, ma io ho un temperamento fatto così, molto testardo: non bisogna mai proibirmi di fare qualcosa. A modo mio sono un militante omosessuale: non nel senso che vado alle manifestazioni, ma nel senso che come artista mostro un'omosessualità molto sana, con ragazzi molto felici che accettano perfettamente la loro sessualità.

Com'è avvenuto il passaggio dalla foto al video?

Ho fatto 17 album fotografici in quattro anni, e procedendo nel lavoro la "messa in scena" prendeva sempre più spazio: abbandonava la foto "fotografica" per andare verso una fotografia narrativa, una serie di foto che costruisse un clima.

Cercavo in ogni album un tema preciso, e ciò mi ha gradualmente portato al cinema. Perché io amo follemente il cinema e voglio fare film veri. Io non giro in videotape, giro in pellicola 16 millimetri, con un copione, una struttura cinematografica. Preparo un mio film come si prepara un film tradizionale, solo che in più io ci metto il sesso.

Ho cominciato con esperimenti di mezz'ora, poi ho fatto film di un'ora, e infine lungometraggi.

Perché lei ha prodotto alcuni dei suoi film sotto lo pseudonimo "Tony Dark"?

All'inizio avevo in me una faccia nascosta che non accettavo. "Tony Dark" suona come "Cadinot" letto al contrario: è la mia faccia nascosta, la mia faccia molto "hard"...

Ah, perché, gli altri film sarebbero "soft"?

Beh, ho letto una volta una critica che diceva che i miei film porno sono molto "soft". Non capisco bene cosa volessero dire, ma è evidente che per la gente sono "soft" per la qualità dell'immagine, per la narrazione, per il testo. Invece Tony Dark era più brutale, più diretto, più hard.

Ho inventato Tony Dark, all'inizio per album fotografici, perché all'epoca c'era solo Cadinot, Cadinot, Cadinot, e avevo paura che la gente si stancasse di me.

Il giorno che ho "mandato a spasso" Tony Dark è stato il giorno in cui ho accettato in quanto "Cadinot" quella mia "faccia nascosta" di cui avevo un po' paura.



I modelli di Cadinot


E' il momento della domanda che un sacco di persone (lei non immagina quante!) mi ha chiesto di farle quando ho detto che l'avrei intervistata: "Ma dove li trova Cadinot quei modelli"?

Quindici anni fa ero io che li cercavo, adesso sono loro che mi cercano, e che mi trovano. Un ragazzo che ha fatto un film e si è trovato bene mi presenta un suo amico, i miei film sono visti in Germania e mi arrivano lettere dalla Germania, eccetera.

Non ho più nemmeno bisogno di muovermi da qui. Mi scrivono da Le Havre come da Marsiglia, dagli Usa, dal Canada, dalla Germania dell'Est... Ho molti tedeschi perché in Germania sono molto noto.

Ho così la possibilità di scegliere, di farli venire qui da me, di passare con loro un paio di giorni: sono miei ospiti, rimborso loro il viaggio, ed è il minimo che possa fare.

Le scrivono anche dall'Italia?

Nel film che sto girando questa settimana, che uscirà l'anno prossimo, c'è un ragazzo italiano: un calabrese.

Cosa spinge un ragazzo ad offrirsi come porno-modello? E' davvero solo una questione economica?

No, perché io rifiuto un ragazzo che lo fa per denaro. In quel caso gli dico che sarà pagato molto male.

Posso chiederle quanto li paga o è un segreto?

No, non è un segreto. Pago 2000 franchi francesi (circa 430.000 lire) per ogni scena di sesso. Questo significa che certi attori se ne vanno con 17.000 franchi (circa 3.600.000 lire). Se si tratta di un attore che è presente solo due o tre giorni e poi se ne va prenderà sui 6.000 franchi (circa 1.250.000 lire), poiché ognuno gira almeno due scene di sesso, come minimo.

Si parte insomma da un minino di 3-4000 franchi per attore in su, a secondo della quantità di scene girate. Più ovviamente le spese (viaggio, vitto, alloggio).

Non mi pare che un minimo di sei-ottocentomila lire costituisca una motivazione economica sufficiente a dire "lo faccio per soldi". Ma allora che motivazioni restano per offrirsi?

Io ho notato tre tipi di motivazione fra i ragazzi che si sono offerti.

La prima: il desiderio di farsi notare o una sfida: "Se Cadinot mi prende vuol dire che sono bello": è una referenza.

Succede molto speso, da dieci anni a questa parte: è una sorta di privilegio avere girato con me, e i ragazzi si servono di questa etichetta per avere in seguito successo sia nel trovare partner, sia per altre cose (strip tease, discoteca o simili).

Altri vengono con l'idea di fare l'amore con bei ragazzi, ma per se stessi, e io spiego in questo caso che non vanno bene, perché io cerco esibizionisti.

Tutti siamo almeno un poco esibizionisti, anche senza rendercene conto, ma senza almeno un certa dose di esibizionismo non è possibile apparire in questo tipo di film.

La terza motivazione è il denaro, ma come ho detto io respingo i ragazzi che vengono per questa ragione. Certo io pago bene perché ho successo e sono molto esigente e ho bisogno di ragazzi che lavorano con passione, ma il denaro non deve essere la sola motivazione. Ci deve essere anche la passione.

I suoi attori sono tutti gay?

No, c'è anche qualche bisessuale... Ed io preferisco i bisessuali.

Non eterosessuali?

No, mai.

Qualcuno si è lamentato perché lei ha introdotto donne nei suoi film.

Sì, in Voyage à Venise e in Deuxième sous-sol. E perché no? Ho ragazzi che sono bisessuali, e allora perché non farlo, e non offrire loro il piacere di farlo? Quello che non capiamo è che tutti i froci sognano di andare a letto con un ragazzo che non sia omosessuale! E allora, eccolo qua!

Credo di fare buoni film perché sono molto tollerante verso tutti i modi di essere, verso tutti i modi di esprimere la sessualità. Con i bisessuali mi intendo molto bene, ho un feeling particolare. Ho anche vissuto per anni con un ragazzo che poi è diventato un travestito: e allora?



Dietro il sipario


In quale clima nascono i suoi film? Vedo al muro una caricatura che descrive un Cadinot piuttosto arrabbiato.

Ah, dipende dei momenti. E' evidente che al momento di girare mi trovo con quattordici persone, più me e il mio assistente, e io devo badare a tutto (non ho elettricisti e tecnici, la cinepresa la tengo in mano io) e devo badare che il tutto non mi sfugga di mano e non degeneri in una bailamme. Oltre tutto ogni giorno di lavoro mi costa 25.000 franchi (circa 5.300.000 lire). E' evidente che a volte posso essere nervoso, mentre a volte sono disteso.

Ci sono problemi di convivenza fra gli attori?

Dipende. C'è di tutto, persino ragazzi che si mettono in coppia dopo essersi incontrati partecipando a un mio film. Ho perso più di un attore in questo modo, perché quando i ragazzi sono in coppia non vogliono più fare film.

C'è qualche eccezione, comunque: ogni tanto qualche coppia mi scrive perché i due vogliono apparire assieme nei miei film. Ne ho appena utilizzata una, di Avignone.

Lei incoraggia o scoraggia le storie d'amore fra i suoi attori durante la lavorazione?

Io chiedo sempre che non succeda niente di sessuale fra gli attori prima di girare... ma è più forte di loro! Quando ho girato Classe de niege, in Svizzera (ho affittato un intero chalet per noi soli: 16 persone) ogni ragazzo aveva la sua camera, assieme ad un altro. Ogni mattina io facevo il giro per svegliare tutti, perché mi sveglio molto presto, ed ogni volta i proprietari delle camere erano diversi: non erano mai gli stessi. Quando si vivono otto-quindici giorni assieme alla fine tutti fanno l'amore con tutti. Anche perché ogni attore gira una scena al giorno e poi è libero di fare quello che vuole.

Mentre giravo Sacré collège un ragazzo (quello che ruba i biscotti in cucina) mi viene a chiedere con chi sto girando in quel momento. Gli rispondo "Tizio e Caio, perché"? Afferra un ragazzo, gli chiede: "Tu stai girando?" "No". "Allora vieni con me".

In questo modo in ventiquattr'ore mi aveva esaurito tutti quanti, e nel giro di una settimana era un problema trovare qualcuno che girasse con lui, perché tutti avevano già fatto l'amore con lui, e in questo modo si era esaurito il "mistero", l'eccitazione della scoperta della "prima volta".

Dipendesse da me, vorrei che i ragazzi non avessero storie per salvaguardare questo "mistero", ma ho un bel ripeterlo: non posso certo legarli al letto!

Non mi dica che lei non ha mai approfittato per qualche scena del fatto che due ragazzi si piacciono...

Sì, certo. Per esempio, in Sacré collège due ragazzi mi hanno chiesto se era possibile cambiare il copione per potere girare assieme, cosa che non era prevista.

L'ho fatto, e questo ha portato alla scena finale nella serra, con il giardiniere che spia, che è superba. E non è una scena forte: non c'è penetrazione, niente del genere, tuttavia l'intensità erotica è fantastica. E' la più bella scena di film che abbia mai fatto.

Il compito del regista non è quello di frustrare la gente, ma di saperle sfruttare: non nel senso peggiorativo, ma nel senso di saperla utilizzare, mettere a frutto, valorizzare.

Quali sono i problemi che nascono mentre lei gira (oltre ai ragazzi che le "esauriscono" gli altri)?

Problemi psicologici: non si mettono quattordici ragazzi di vent'anni per 15 giorni assieme senza creare problemi di rivalità di clan, di attrazione e di rifiuto. C'è sempre una "pecora nera" che irrita tutti e che attira l'antipatia di tutti. C'è sempre, sempre un personaggio del genere. Se l'antipatia supera certi limiti preferisco disfarmi il più presto possibile della persona.

E' una questione di personalità, di carattere: io cerco ragazzi che abbiano carattere, e quando si hanno assieme dieci ragazzi con un carattere spiccato, si ha in mano una bomba atomica!

Ha qualche aneddoto da raccontare?

Non saprei. Per esempio in Jeu de piste i ragazzi erano infastiditi da alcuni pescatori che gridavano "andate a giocare altrove!".

Per vendicarsi hanno sgonfiato loro le ruote delle biciclette ed hanno nascosto la pompa in un muro. Un'ora dopo durante una scena di accampamento scout vedo arrivare da lontano un'auto della polizia. Nascondo la cinepresa, e il poliziotto si rivolge a me credendo fossi il capo scout: "i suoi ragazzi hanno fatto una stupidaggine", eccetera.

Allora io mi sono messo a dire: "allora ragazzi, chi è stato?" Il responsabile è andato sul luogo del delitto con la polizia, ha gonfiato le bici ed è tornato. Se solo i poliziotti avessero saputo cosa stava succedendo in realtà...

E più le spari grosse, più ti si crede. Se mi vedono la cinepresa e mi chiedono "cosa fa?", rispondo: "Faccio un reportage per la televisione belga". Ah beh, la televisione belga...

L'altro giorno a Parigi avevo comprato dei fumogeni perché volevo che da un camion uscisse fumo. E' arrivata la polizia, ha visto il fumo e la cinepresa e ha subito chiesto: "Cosa sta girando, un film porno? Ed io, attorniato dai ragazzi: "Sì, un film porno senza ragazze, e poi cos'altro?". Se ne sono andati subito.

A Venezia, quando ho girato Voyage à Venise, tutti erano molto cooperativi, grazie alla cinepresa, tutti per strada volevano farsi riprendere. Una sera ho girato in piazza San Marco e la RAI è venuta a chiedermi in prestito la mia luce. "Ah no, non ha che 20 minuti di autonomia. Però se volete girare assieme a me, la cosa non mi dà problemi”. Questo mi ha dato una specie di "passaporto", perché ero con la RAI, e quando hanno visto le luci tutte le maschere sono venute verso di noi, ed ho potuto girare tutto quello che volevo.

Qual è il suo film che lei ama di più?

Ce n'è tre di cui non potrei separarmi, perché rappresentano tre fasi, tre facce della mia personalità, e sono i miei "film-feticcio". Sono Minets sauvages, Sacré collège e Harem. Si dà il caso che questi siano i film che vendono di più, e non è per questo che mi piacciono di più, al contrario questo prova che non si inganna il pubblico e il pubblico si accorge quando il prodotto è meglio riuscito, più "sentito".

Di quali film potrebbe disfarsi senza rimpianti?

Top model.



L'aids e i film porno


Le faccio ora una domanda "scottante": come fa sul set per prevenire l'Aids?

Domanda cruciale. Fino a poco fa i ragazzi con cui lavoravo non volevano usare i preservativi, tuttavia io li obbligavo a sottoporsi al test otto giorni prima di girare, con visita medica.

Un po' poco...

Sì, è quello che dicono tutti. Del resto neanche il preservativo è sicuro al 100%.

Comunque questa è la ragione per cui giro sempre più i miei film con i godemiché, i membri artificiali, perché con questi ho al tempo stesso la dimensione gigantesca, che è quello che tutti i gay sognano, e la sicurezza totale. Nel mio ultimo film non ho messo altro che godemichés, di tutte le dimensioni.

E perché non i preservativi, a questo punto?

Prova a domandare al mio assistente se è vero o no che ad ogni film abbiamo i preservativi a disposizione, e nessuno li vuole usare.

Nota che dal punto di vista dell'eccitazione erotica mi è indifferente che il ragazzo indossi o meno il preservativo: io adoro i culi e la penetrazione, ma il membro mi interessa poco.

La penetrazione può essere fatta con qualsiasi cosa (un godemiché, una mano, una bottiglia) perché se si prova un certo tipo di piacere anale, non capisco perché si debba per forza provocarlo con un membro e non con un oggetto della sua forma e dimensione.

Quando però un modello, pur non volendo usare preservativi, mi dice che per precauzione non è disponibile a scene di penetrazione, io lo accontento. Gli faccio fare altro: masturbazione, godemiché, ecc.

Aggiungi anche che i ragazzi che girano nei miei film non hanno una vita di "battuage" molto intensa. Anche perché tendo io stesso, appena posso, a scartarli. Quando chiedo loro: "Dove vai a "battere"?" e mi rispondono: "Nelle saune", io chiedo: "E l'Aids?". "Oh l'Aids...". Sai, l'Aids è solo per gli altri: quanto a noi, non ci riguarda.

Non capisco questo genere di ragazzi, non l'accetto, perché non ha coscienza e responsabilità, mentre io cerco ragazzi responsabili e coscienti.

Se nonostante tutto non vuoi metterti il preservativo, il problema è tuo, non mio: mi firmi una carta in cui mi sollevi da ogni responsabilità. La gente deve arrivare da sola a capire il problema: non è con le proibizioni che otterremo qualcosa.

E' l'ora di diventare adulti e non scopare più come idioti. Ecco cosa direi alla gente: scopate con intelligenza, imparate ad usare altro, divenite infine esseri umani adulti, e non più cani che si montano sulla strada!

La sessualità deve cambiare, e io lo mostro nei miei film: guarda i miei ultimi cinque, e vedrai che il modo di far l'amore è cambiato: non faccio più quello che facevo dieci anni fa.

Del resto il problema dell'Aids lo conosco di persona. Ho vissuto otto anni con un ragazzo; la storia è finita quattro anni fa, dopo un anno lui mi ha detto di essere sieropositivo, e tre anni dopo è morto di Aids, lo scorso dicembre.

A questo punto ho persino pensato di smettere di girare film, per una questione di deontologica, di responsabilità, oltre che per le difficoltà di girare un film con tutte le precauzioni da prendere.



Vita e fantasmi


Interessante che queste considerazioni vengano da un regista di film porno, quando l'idea che la gente si fa dei registi di film porno è quella di persone dalla sessualità sfrenata. Qual è allora il rapporto fra il Cadinot reale, e quello che appare nei suoi film?

Ogni film è un pezzo della mia vita. Sono stato boy-scout, ho avuto problemi con la chiesa cattolica, sono stato in collegio... Esorcizzo da dieci anni la mia vita, ed per questo che credo di essere una persona realizzata, esorcizzo al tempo stesso i miei fantasmi erotici e la mia libido.

Io i miei film li faccio per me, sono io il mio primo spettatore, io faccio i film che vorrei vedere. Ho i mezzi per permettermi di spendere cinquanta milioni di lire per tradurre un mio fantasma in realtà, e lo faccio.

Ho in me una parte che adora la tenerezza e le cose romantiche, e un'altra che ama le cose hard, come il fist-fucking.

Hai appena nominato le parole "cattolicesimo" e "tenerezza", che possono essere prese come "chiavi" della differenza fra i tuoi film e quelli americani. Esiste un lato sorprendentemente tenero in certi tuoi film, e d'altro canto c'è un elemento "cattolico" nella tua concezione della sessualità, nel senso che spesso filmi un sesso fatto di nascosto, rubato, di fretta, sfuggendo al controllo di un sorvegliante...

Ma è vero, è esatto: tutto quello che hai detto è assolutamente vero. Io sono molto antireligioso (non anticattolico), perché detesto i culti di qualsiasi genere, compreso il culto di Stalin. Tuttavia sono stato allevato cattolicamente, sono stato molto credente, e tuttora sono piuttosto mistico. Oggi però credo nell'Uomo e il mio Dio oggi è l'Uomo.

Quando si dice che la tua è una concezione "cattolica" della sessualità si parla del fatto che è una sessualità che si sente sorvegliata, controllata...

Ma è questo che è eccitante, fare qualcosa di proibito! A me piace davvero fare l'amore in qualche scala o portone: è eccitante perché potrebbe arrivare qualcuno da un momento all'altro. E' il pericolo che è uno stimolo erotico. Raramente faccio vedere scene di sesso in un letto, perché non sono il mio fantasma.

Dunque hai trasformato una cosa negativa come un tabù in un cosa positivo come un fantasma erotico.

Esatto, e lo coltivo.

Forse è una della ragioni del successo dei tuoi film: perché molti si riconoscono nel tuo fantasma, avendo avuto la stessa educazione.

Certo. E questo funziona anche con i musulmani perché, attenzione, questo interdetto non è solo cattolico: è soprattutto sociale, dunque è all'opera anche dove la religione è l'Islam.

Insomma, dato che noi omosessuali siamo una minoranza non possiamo certo prendere di petto la maggioranza, dunque io preconizzo la guerriglia, nel senso che nei miei film io accetto il potere ma lotto clandestinamente utilizzandone gli aspetti positivi e rigettandone quelli negativi.

E l'aspetto tenerezza?

Sono un essere umano come tutti gli altri, e un giorno mi sono guardato in uno specchio ed ho visto tutto quello che ero, cioè un essere tenero, coccolone, violento: complesso come tutti gli esseri umani.

Anche se la tenerezza è riservata al ragazzo con cui vivo, in una vita privata molto protetta, molto separata dalla mia vita "pubblica". Sono molto pudico con la mia tenerezza: per questo ho esitato tanto ad esprimerla nei miei film.

Come vendono i tuoi film in Italia?

Io non vendo film in Italia. Quelle in commercio sono tutte copie pirata, duplicate senza autorizzazione, e senza pagarmi una lira in più. In Italia non si vendono copie originali dei miei film.



Le due sponde dell’oceano


Che differenza pensi ci sia fra i tuoi film e quelli americani?

Gli americani presentano love machines, io filmo esseri umani che fanno l'amore.

Ho chiesto a un produttore americano se era possibile avere in Francia Jeff Stryker per filmarlo, e lui mi ha chiesto: "Perché? Lei fa film, filma una storia, noi invece amiamo lo Star system, e filmiamo un individuo. Noi filmiamo un feticcio, una statua sublime, ma facciamo solo un oggetto di consumo".

Io invece voglio filmare delle storie. Il mio prossimo film, a cui sto lavorando, parla della visita di leva, ed è la mia visita di leva, di quando avevo 18 anni, con i miei fantasmi, le mie angosce, i miei desideri. Dunque la differenza è che io racconto una storia, gli americani presentano un catalogo.

Mi hanno chiesto perché non faccio videoclip per la pubblicità: guadagnerei di più. Ma è chiaro: perché mi piace la pornografia, mi piace il sesso! Anche se devo lavorare da solo, anche se devo fare io il tecnico luci, il regista, il cameraman, il produttore, l'organizzatore. Ho un amico che fa il produttore cinematografico. Quando mi parla dei suoi problemi per trovare il denaro, per mettere assieme un film mi si rizzano i capelli.

Io amo questo mestiere perché è marginale, perché mi sono costruito la mia barricata da solo, mattone per mattone.

La mia piccola rivoluzione la faccio così, silenziosamente, insidiosamente. Faccio la perversione, saboto un sistema, mostro alla gente che farsi inculare non vuol dire andare in giro con le piume in testa, come nel Vizietto. Io faccio film che sono più insidiosi, che mostrano ragazzi che sono maschili...

I miei film sono vetriolo: pugno di ferro in un guanto di velluto. In apparenza sono teneri e dolci, sensuali, ma dietro c'è molto ancora da scoprire.

Eppure il Sistema ha ben digerito la pornografia...

Sì, ma non nel modo che intendo io. Fra vent'anni si studieranno i miei film all'Università: vedrai. E' successo con le canzoni di un anarchico come Brassens, che è finito anche in prigione per quello che cantava.

Perché la gente compra i film di Cadinot? Perché la gente colleziona i film di Cadinot? Di solito i film porno si affittano, e poi basta. Invece i miei si collezionano come libri, ad ogni nuovo film la gente si chiede cos'ha inventato ancora Cadinot, cosa ci riserva di nuovo?

Io penso di essere un intellettuale che accetta il suo esso, mentre il problema degli intellettuali è che rifiutano il loro sesso. Invece io voglio vivere la mia sessualità in perfetta armonia: amo tutte le forme di sessualità: per esempio sono un po' voyeur: vedere qualcuno che prova piacere è bello. Un ragazzo che prova piacere è bello. Il mio grande sogno sarebbe poter filmare il viso, solo il viso, di qualcuno che gode. Per trenta minuti tutte le evoluzioni del piacere sul viso di un ragazzo: è di una bellezza sublime.

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