La storia, LGBT o no, è un campo di ricerca potenzialmente infinito, e per questo ai miei occhi assolutamente intrigante. Da tempo avevo in mente di cercare di ricostruire sia l’attivismo politico sia la vita sociale LGBT del sud Italia, precedenti la nascita di Arcigay (proprio a Palermo) nel 1981. Ogni volta però che, ad esempio, mi fossi trovato a chiedere informazioni sui primissimi locali “friendly”, o esplicitamente rivolti ad una clientela LGBT, aperti da Napoli in giù e prima degli anni Ottanta, le risposte erano sempre simili, e un po’ sconfortanti. Un po’ meno qualora provassi a sapere qualcosa su associazioni, collettivi di carattere politico. Sono invece quasi certo che ci sia ancora molto da scoprire, dimenticato nelle pieghe del passato, con nessun documento che non sia orale a portarne avanti la memoria. Tempo fa lessi su Facebook un post di Piero Montana, poeta e attivista LGBT. Veniva ricordata la storia del Fuori! palermitano, di cui lui fu tra i fondatori nel 1976. Certo, del Fuori! di Palermo, negli anni della sua attività, se n’erano occupati molti periodici, anche a carattere nazionale, ma mi sembrava che non fosse stato dedicato abbastanza spazio, nella saggistica o in articoli scritti recentemente, alla storia di questo gruppo di “pionieri”. Non ho esitato allora a contattare lo stesso Montana, e a chiedergli di poter essere intervistato da me. Ha accettato e, beh, questo è quello che mi ha raccontato…
Di solito ho l’abitudine di ringraziare chiunque decida di farsi intervistare da me, ma in questo caso oltre a ringraziamenti formali, aggiungo un mio desiderio, quasi una necessità, di storicizzare eventi e situazioni importanti per la comunità LGBT italiana, dei quali sin ora la saggistica si è occupata meno. Nel 1976 fondi il Fuori! di Palermo; facciamo però un passo indietro, prima d’allora ti eri già occupato di attivismo LGBT?
No. L’attivismo, a dire la verità solo gay, nasce in Italia nel 1971 con la fondazione del Fuori! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) di Torino, grazie ad Angelo Pezzana.
Ho letto che sei nato a Bagheria, dove tuttora risiedi. Negli anni Sessanta/Settanta, che clima c’era nella città nei confronti di chi non corrispondesse allo stereotipo di “maschio etero e virile”?
Pubblicamente d’intolleranza verso il “diverso”, ma privatamente un clima d’intesa, di complicità. Molti ragazzi del paese di nascosto consumavano sesso con due o tre uomini che non facevano mistero della propria omosessualità, per la quale però erano in generale vittime, in pubblico, di dileggio se non di un vero e proprio linciaggio morale. Di due di loro ricordo ancora i nomi. Si chiamavano Castrense e Angelo Tomaselli soprannominato Angela la zoppa per il fatto di essere claudicante. Dico si chiamavano perché entrambi deceduti. Con Castrense e Angelo, dopo essermi dichiarato pubblicamente gay con la fondazione del Fuori! di Palermo, ho finito per intrecciare rapporti di amicizia.
Quali erano i luoghi d’incontro, i battuage, nelle zone tra Bagheria e Palermo?
A Palermo molto battuti erano i gabinetti pubblici della Stazione Ferroviaria Centrale, quelli di via Cavour (oggi chiusi) e dei cinema Orfeo, Finocchiaro, Bomboniera, Étoile. Sempre a Palermo ci s’incontrava sul lungomare del Foro Italico, e al parco della Favorita. A Bagheria non esistevano luoghi di battuage.
Prima del 1976, a tua memoria c’erano, in Sicilia, bar e nightclub che oggi potremmo definire “friendly”?
Nessun locale, né gay né “friendly”, che io sappia è mai esistito a Palermo e in Sicilia prima del 1976.
Vuoi parlarmi dei fatti che portarono alla decisione di formare il Fuori! di Palermo?
Chi ne faceva parte?
Personalmente a spingermi fuori dal nascondiglio, in cui vivevo da clandestino la mia omosessualità, è stato lo shock dell’uccisione brutale di Pier Paolo Pasolini (1-2 novembre 1975) sull’idroscalo di Ostia. Non volevo essere ammazzato solo per essere omosessuale, perciò decisi di gridarlo pubblicamente a tutti.
Cominciai allora a frequentare la sede del Partito Radicale a Palermo, dove incontrai altri omosessuali, tra questi Mario Blandi e Salvatore Scardina. Già sapevo del Fuori! di Torino, ancora non federato al Partito Radicale. Così con Giuseppe Di Salvo (anche lui come me di Bagheria), Scardina, Blandi (entrambi di Palermo), in quattro decidemmo di aprire una sezione del Fuori! palermitano, cui presto aderirono altri militanti: Franco Lo Vecchio, Enzo Scimonelli, Gino Campanella, Massimo Milani per ricordare solo alcuni nomi.
Quali erano le attività principali che svolgevate sia a livello di attivismo sia, in caso, come momenti più ludico-creativi?
Ogni nostra attività era finalizzata a divenire sempre più “soggetti politici”, e questo poteva accadere acquistando maggior visibilità. Partecipare allora a dibattiti pubblici sulla sessualità, andare perfino in manicomio per portarvi la nostra contestazione, in particolare nei riguardi della cura dell’omosessualità, scendere in strada e organizzare delle manifestazioni di protesta davanti al Tribunale in difesa di un nostro compagno, Giuseppe Di Salvo, accusato di atti osceni in luogo pubblico per aver scambiato semplicemente un bacio con un amico, furono alcune delle azioni dirompenti dell’attivismo del Fuori! palermitano. Per quanto riguarda i momenti ludici, organizzammo ogni tanto delle vere e proprie feste alla trattoria “La Graziella” di Bagheria, cui partecipavano anche tanti altri omosessuali non impegnati politicamente.
Che rapporti avevate con gli altri gruppi italiani di attivismo LGBT? Con quelli legati al Fuori! ma anche, ad esempio, con i vari collettivi nati successivamente.
Nel ’76 non conoscevamo ancora altri gruppi di attivismo LGBT, ad eccezione del Fuori! di Torino, dei COM milanesi e dell’associazione Ompo’s, diretta da Massimo Consoli a Roma. Ricordiamo che l’Arcigay nazionale nasce a Palermo nel 1981.
Il Fuori! palermitano, già da subito in contatto con Ompo’s, partecipa il 30 ottobre del ’76 a Roma alla prima marcia per ricordare la morte di Pasolini. Sempre da Ompo’s, il 2 novembre dello stesso anno, mi viene consegnato il premio Triangolo Rosa/Pier Paolo Pasolini. Chiaramente rapporti privilegiati furono mantenuti con il Fuori! di Torino.
Nel 1977 il periodico “Panorama” fa uscire un articolo in cui si parla del vostro gruppo, mostrando una foto di una protesta da voi organizzata nella quale tu stesso compari. Che ricordi hai di quella manifestazione? Che effetto fece a Bagheria il tuo volto mostrato, in quel contesto, in un settimanale di così larga diffusione?
Sicuramente “Panorama” s’interessò al nostro Fuori! per quest’azione dirompente organizzata dal nostro gruppo. Sul piano della visibilità ci fece conoscere in campo nazionale, ma già eravamo abituati, da foto e pagine dei quotidiani locali, ad una certa notorietà. Di quella manifestazione ho dei ricordi vividi. Non mi dimenticherò mai di Regina, una travestita palermitana molto colta e agguerrita, che per strada mi stava accanto. Ho sempre avuto molta simpatia per travestiti, trans e transgender. La foto pubblicata da “Panorama”, come dicevo, non aggiunse molto alla mia nomea di gay dichiarato a Bagheria.
Tra i vari politici siciliani dell’epoca, ce n’era qualcuno che avesse mostrato una certa simpatia per la vostra causa?
No. Nessuno. Il PCI mostrerà interesse per la nostra causa solo dai primi anni ’80.
Nel 1980 a Giarre, in provincia di Catania, venivano trovati i cadaveri dei due giovani Giorgio Agatino Giammona e Antonio Galatola, legati da una storia d’amore. Questo caso di cronaca nera, chiaramente esito di un pregiudizio omofobico da parte delle famiglie dei ragazzi, avrebbe portato poi alla formazione del primo circolo Arcigay a Palermo. So però che la sezione del Fuori! da te fondata catalizzò subito il desiderio di rivolta di molti gay siciliani, e fece una serie di conferenze stampa per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica su una situazione ormai insostenibile. Vuoi parlarmi di come apprendesti questa notizia e delle reazioni che ebbe il Fuori! di Palermo?
Ho appreso la drammatica notizia dei fatti di Giarre a Roma dalla voce di Marco Pannella, in un congresso del Partito Radicale, dove mi trovavo insieme ad Angelo Pezzana, Enzo francone, Bruno Di Donato e tanti altri compagni omosessuali. Tutti insieme prendemmo la decisione di intervenire a Giarre per far sentire la nostra voce di protesta contro l’omertà e l’omofobia assai diffuse allora in un Sud provinciale e retrogrado. A Giarre ci raggiunsero Francesco Rutelli, segretario in quegli anni del Partito Radicale, i compagni del Fuori! di Palermo e tantissimi altri gay che vennero da ogni parte della Sicilia. La nostra protesta fu eclatante, grazie all’amplificazione di essa da parte della stampa. Di omosessualità si parlava finalmente non solo per motivi di cronaca nera. Il nostro obiettivo veniva raggiunto in pieno, anche se molto restava da fare nella lotta per i nostri diritti civili.
Come mutò il clima verso gli omosessuali in Sicilia dopo i fatti di Giarre e l’impegno di vari attivisti LGBT tra cui voi e Don Marco Bisceglia (fondatore del primo circolo Arcigay)?
Il clima cambiò con l’attenzione della sinistra, in particolare dell’ARCI e del PCI, verso i gay, che poterono così organizzare a Palermo nel 1981, grazie ai loro contributi economici, la prima Festa nazionale dell’orgoglio gay. A tal proposito molto si deve all’interesse per la causa gay prodigato da Don Marco Bisceglia.
Quando e perché venne chiusa la sezione palermitana del FUORI?
Con la nascita nel capoluogo siciliano dell’Arcigay molti omosessuali, che non militavano nel Partito Radicale o che semplicemente non condividevano in pieno la sua politica spesso contrastante con quella del PCI, passarono all’Arcigay. Questo avveniva già nel 1981. Il Fuori! palermitano comunque sopravvisse ancora per alcuni anni. La chiusura definitiva avvenne nel 1985-86.
Durante gli anni Ottanta, hai continuato a fare attivismo politico?
Non ho mai smesso dal 1976 ad oggi di dare il mio contributo per la causa LGBT.
Questa è una mia curiosità personale; qual è stato il primo locale dichiaratamente gay aperto in Sicilia?
Il Neo, aperto a Palermo dai compagni dell’Arcigay nella prima metà degli anni Ottanta.
Hai conosciuto Alfredo Ormando, l’intellettuale nisseno che, per protesta, decise di suicidarsi dandosi fuoco in Piazza San Pietro il 13 gennaio 1998?
In verità non ho mai conosciuto di presenza Alfredo Ormando, ma ho letto tutte le sue opere inedite comprese le lettere. Su Ormando potrei scrivere un libro. Sulla sua vita e sulle sue opere letterarie ho scritto diversi interventi critici pubblicati su riviste LGBT e che ancora oggi si possono leggere grazie ad internet.
All’inizio degli anni Novanta apri, a Bagheria, una galleria d’arte. Quali iniziative ed esposizioni ricordi in particolare?
Tra le tante mostre, da me presentate nei locali della mia galleria, mi piace ricordare “Profilart- L’arte contro l’Aids” del bagherese Nino Rizzo, “Moana Pozzi- Immagini della seduzione di una pornostar”, mostra questa di manifesti e locandine di film della pornostar, la mia personale “W. C”, ancora una mia mostra questa volta fotografica dal titolo “Immagini del Gay & Lesbian Europride- Parigi 97” e poi “Antologia della trasgressione”, un’esposizione d’arte concettuale, e per concludere “ La macchina del desiderio” (1999), un’altra mostra sull’erotismo.
Vuoi parlarmi del Centro d’arte e cultura gay, che hai inaugurato nel 1997?
Con l’apertura di questo Centro ho voluto anzitutto dare visibilità alla mia personale collezione di arte erotica ivi ancora in esposizione. Era comunque mia intenzione focalizzare l’attenzione su tematiche omosessuali con dibattiti pubblici, mostre, letture di poeti omosessuali quali Costantino Kavafis, Sandro Penna, Dario Bellezza. Tra le mostre, da me organizzate, voglio qui ricordare “Una vita bruciata” in memoria di Alfredo Ormando. In questa mostra, dove il/la transgender palermitan* Massimo Milani ha eseguito una bellissima performance, sono state esposte opere realizzate per l’occasione commemorativa da dieci artisti siciliani.
Sono tantissime le iniziative a favore della comunità LGBT, che hai promosso, e per le quali hai avuto riconoscimenti dall’amministrazione comunale della tua città. Vorrei concludere con la tua produzione poetica, ti andrebbe di parlarmene?
A conclusione dell’intervista voglio essere molto breve e sintetico. A partire da Breve rosario di Sodoma, raccolta di liriche autobiografiche (1976), ho sempre cercato di esprimermi con un personale linguaggio poetico palesemente mistico, blasfemo, erotico, altri direbbero “pornolalico”. Chiaramente il mio è un linguaggio fuori dalle convenzioni poetiche, un linguaggio irregolare che non rivendica alcuna ufficialità, che volutamente si rivolge a quei pochi lettori che non si scandalizzano della scurrilità dei miei versi, perché comprendono benissimo che questa scurrilità fa parte del piano dell’opera dagli intenti sovversivi.
Note biografiche:
Piero Montana è nato a Bagheria (Pa), e qui è sempre vissuto. Personaggio eclettico, dottore in Filosofia, poeta (nel ’76 a Roma gli è stata assegnata dall’Ompo’s di Massimo Consoli la targa Premio Triangolo Rosa - Pier Paolo Pasolini, per Breve rosario di Sodoma, una raccolta di liriche autobiografiche), artista concettuale, giornalista, critico d’arte, operatore culturale, ha fondato nel ’76 il Fuori! di Palermo, prima associazione politica gay in Sicilia.
Nel novembre del 1980, alla notizia di due giovani omosessuali uccisi a Giarre, è stato inviato da Angelo Pezzana assieme ad Enzo Francone e Bruno Di Donato, autorevoli rappresentanti rispettivamente del Fuori! di Torino e di quello di Roma, a fronteggiare una situazione ritenuta insostenibile. A Catania e a Giarre, con conferenze stampa, incontri con la gente in piazza e dibattiti pubblici Montana ha contribuito ad amplificare, gridandola, grazie all’attenzione dei media, la rabbia di migliaia di gay in rivolta, non più disposti a vivere nella colpa e nella clandestinità la loro omosessualità.
Alla prima metà degli anni novanta apre una galleria d’arte. Nel 1995 nei locali di questa galleria presenta al pubblico “Profilart- L’arte contro l’Aids” dell’artista bagherese Nino Rizzo.
Nel 1997 è stata invece la volta di “W.C.”, una mostra choc sull’omosessualità, con la quale inaugura un Centro d’arte e cultura gay. Nei locali di questo Centro, sempre nello stesso anno, allestisce una mostra di sue fotografie dal titolo “Parigi- Immagini del Gay & Lesbian Europride”.
Nel gennaio del 1998 inizia la sua collaborazione con il quotidiano palermitano “Oggi Sicilia”, dove settimanalmente pubblica fino al giugno dello stesso anno consistenti articoli su tematiche omosessuali.
Alla morte di Alfredo Ormando, lo scrittore gay nisseno, che si è dato fuoco a Piazza S. Pietro a Roma, è stato protagonista con i compagni dell’Arcigay di una spettacolare manifestazione nei pressi della Cattedrale di Palermo.
Sulla figura e l’opera letteraria di Ormando scrive allora diversi articoli, pubblicati sui quotidiani palermitani nonché su “Rome Gay News” di Massimo Consoli, e riviste LGBT quali “Babilonia” e “Aut” del Circolo Mario Mieli.
Nel febbraio del ’99 il sindaco Giovanni Valentino lo nomina consulente per la realtà LGBT della città di Bagheria. Nella motivazione di tale nomina è stato scritto: “... da parecchi anni Montana svolge una considerevole azione culturale e sociale con mostre, manifestazioni, dibattiti su tematiche omosessuali, finalizzati alla lotta contro le discriminazioni ed il pregiudizio nei confronti degli omosessuali.”
Nel marzo del ’99 ha letto pubblicamente nei locali del suo Centro d’arte e cultura gay, alla presenza di diversi giornalisti, il poemetto omoerotico La spiaggia, composto nell’estate del ’98.
Nel 1999 pubblica invece un volumetto di poesie dal titolo L’Angelo perverso, con prefazione di Massimo Consoli. Nel marzo del 2000 dà alle stampe W.C. forse la sua raccolta di poesie più scabrosa.
Il 13 gennaio del 2001. a tre anni di distanza dal tragico gesto compiuto da Ormando con il darsi fuoco in Piazza S. Pietro, per protestare contro la repressiva morale vaticana, Montana inaugura nel suo Centro d’arte e cultura gay una mostra di opere d’arte realizzate da dieci artisti siciliani, con performance di Massimo Milani, dal titolo “Una vita bruciata”; l’evento è dedicato alla memoria di Ormando.
Il 25 marzo 2003, in seguito all’istituzione da parte dell’Amministrazione cittadina di un Registro delle unioni civili, gli viene assegnata la responsabilità della relativa tenuta e del procedimento istruttorio.
Alla fine dello stesso anno Montana pubblica Omocaust, edito da Eugenio Maria Falcone con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Bagheria, un libro contenente tre componimenti poetici (Agli uomini del triangolo rosa, Le ceneri di Ormando, Sulla lapide di Pasolini), che esulano però dalla poetica trasgressiva, underground dell’autore, volendone esprimere invece l’impegno politico e civile.
Dal 2006 al 2010 Montana ricoprirà, sotto la sindacatura di Biagio Sciortino, di nuovo la carica istituzionale di consulente per la realtà LGBT, mentre dal 2001 al 2016 preferirà occuparsi, in maniera più appartata, solo di poesie caratterizzate da un linguaggio volutamente e provocatoriamente scurrile ed iconoclasta. A quest’ultimo periodo di produzione poetica appartengono I canti della lue ed Estasi-Poesie proibite.