Paolo Poli. L'amore gay nell'Italia del dopoguerra fino a oggi

28 dicembre 2004, "Pride", n. 66, dicembre 2004

Paolo Poli è uno dei pochissimi grandi attori italiani che non ha mai fatto mistero della sua omosessualità, anche in anni non facili.

Autore, regista e attore di moltissimi spettacoli teatrali, ha iniziato la sua carriera negli anni ’50 e da subito ha ottenuto un grande successo mescolando letteratura e cronaca popolare in una chiave ironica e sempre divertente. Ricordiamo Rita da Cascia (‘67), spettacolo sospeso dalla censura, e poi La nemica (’69), Femminilità (’75), L’asino d’oro (’96), I viaggi di Gulliver (’98), Caterina de’Medici (’99), Jacques il fatalista (2003).

Il suo nuovo spettacolo si chiama Il ponte di Saint Louis Rey, dall’omonimo romanzo del ‘27 di Thornton Wilder, dal quale Jean Renoir ha tratto nel ‘52 il film La carrozza d’oro con Anna Magnani.


Quando avevi 20 anni vivevi a...


Vivevo a Firenze ed eravamo nel ’49. Io son figlio di un carabiniere e di una maestra e siccome quando ero bambino c’era ancora l’orribile regime fascista, invece di andare a giocare ai soldatini coi fascisti, preferivo frequentare i riti ecclesiastici che per me erano già una specie di teatro… Adoravo andare vestito di rosso, con la cotta, coi ricami… Una mia zia, geniale, invece di regalarmi il fucilino mi portò a 5 anni a vedere King Kong e quando lo scimmione viene ammazzato…. urli e strilli! Perché è stato il mio primo innamoramento. E la zia mi portò in un negozio e mi comprò uno scimmiotto peloso che mi portai a letto e da lì poi ho continuato.

Quando avevo 10 anni mio padre si è ammalato di tubercolosi e allora sono stato un anno con lui sul lago di Como, e non si vergognava di me e la mia effeminatezza non gli dava fastidio, mi diceva “Vieni qua, Sor Camilla”! E mi coccolava…La mattina mi pigliava nel suo letto, mi tirava il pisello e io glielo tiravo a lui e io : “Ma mi verrà lungo come a te”? “E anche di più”, scherzava lui! Ho avuto molto amore dai miei genitori. Certo a 10 anni parevo un po’ una bambina e certe volte mi toccava tirar fuori il pisello per mostrare la virilità … E così ho sempre saputo, spontaneamente, ma non ho fatto nessuna esperienza giovanile. A 20 anni all’Università ho rincontrato un amico d’infanzia, si usciva assieme e ho cominciato ad avere delle piccole avventure… Non con lui! Si andava a rimorchiare e lui aveva l’automobile. Quando ero solo andavo alla stazione ferroviaria, che è sempre uno snodo di vita. La prima volta mi si avvicinò un soldatino… io ero un po’ effeminato, castano, ma piano piano poi cominciai con l’acqua ossigenata a 12 volumi a dare una schiarita, a sottolineare un fascino anglicizzante…! E allora qualche soldatino mi veniva dietro, senza domandar denaro ma per … bellezza e per piacere! Poi scopersi gli operai che stavano costruendo nuove strade e avevano come dei gabbiotti di metallo in cui riposavano. Spesso mi facevano un cenno, un fischio e mi chiamavano dentro. Ed ho trovato dei giovanottoni pieni di muscoli, e c’era il meridionale col pelo e con la fronte bassa, erano molto amorosi. Ma non c’era mai un’inclinazione sentimentale da parte mia.

Quando invece trovai un turista francese, carino, mon petit, non potevo fare nulla con lui perché c’era la piena dei sentimenti ma anche l’angoscia del sentimento…. L’ho portato a vedere Pisa, Lucca, Siena, tutte le città intorno a Firenze dove stava l’ostello della gioventù… Alla fine mi disse “L’hai fatta troppo lunga! Se era una cosa più semplice si poteva anche fare…ma così diventa Giulietta e Romeo”.


E quando hai cominciato a lavorare in teatro hai fatto nuovi incontri?


A 20 anni avevo già cominciato a lavorare come attore, iniziai le prime esperienze in radio e fra le persone che ho conosciuto c’è stato Franco Zeffirelli, che poi passò al cinema e io nel ’54 venni a Cinecittà a lavorare… E nel cinema non mancano le occasioni, allora poi io ossigenato completamente e vestito di celeste ero una stranezza. Ero abituato agli amori furtivi, veloci, allora le case non eran chiuse, i portoni erano accostati e c’era sempre un angolo di buio dove facevo una roba alla cosacca, in piedi, veloce, arrivederci e grazie.


Come vivevi questi momenti?


Disinvolta! Sempre da ridere, io non piangevo mai, anche nel sentimento come nell’ubriachezza sono sul ridere, perciò dopo dicevo “Presto e bene, raro avviene. Arrivederci!”. Nei primi tempi qui a Roma abitavo in una zona vicino alla Stazione e all’uscita dalle caserme mi venivan dietro …. Un’altra volta trovai un marinaio grossissimo, abitavo in casa di Zeffirelli in quei giorni, lo portai ma si fece pochissimo. Ricordo che avevo una Divina Commedia e iniziai a spiegargliela, e a questo non gliene fregava niente… Una pazza ero! Cercavo un punto di contatto mentale, intellettuale…. Qualche anno dopo ho avuto anche un legame sentimentale lungo, ma qui ero già avviato alla mia professione sicura, avevo già fatto un paio di film, un paio di fotoromanzi a Roma ed ero tornato a Firenze a finire gli studi, e poi ero stato a Genova in una piccola compagnia di teatro sperimentale. Quando siamo andati a Milano ho ricevuto critiche personali buonissime e mi è venuto voglia di mettermi per conto mio. In quel momento ho conosciuto un olandese che lavorava nell’esportazione dei bulbi da fiore, che mi ha appoggiato e mi ha spinto ad andare a parlare col direttore del teatro per uno spettacolo mio, e così l’ho fatto ed è piaciuto. Il mio amico olandese, che credeva in me, mi ha prestato delle grosse cifre, che io poi naturalmente ho restituito con gli interessi. Con lui ho avuto un legame affettivo che è durato una decina d’anni, dai trenta ai quaranta…


Quindi è stato un tuo amante, facevate anche del sesso?


Come no! Certo! Ma siccome viaggiavamo entrambi continuamente ci si vedeva due o tre volte l’anno e andava benissimo perché il matrimonio muore per la continua presenza del partner. Invece svolazzando qua e là c’è una varietà, l’uomo è onnivoro, non può mangiare solo una cosa….


Com’era la Roma gay di quegli anni, frequentavi qualche luogo di incontro?


Non ce n’era bisogno! Bastava che andassimo io e la Laura Betti dalle parti di Piazza di Spagna e i marinai ci venivan dietro… Li portavamo in casa e le padrone ci portavano via i fidanzati….e ballavano loro con i nostri marinai… “Belle!, voi siete giovani, via, andate a ribattere …!”, ci dicevano.


Le “padrone” erano dei padroni, immagino…..


Certo! Erano amici che ci ospitavano, non si fanno nomi! Era tutto molto semplice allora, c’erano ancora le porte aperte su strada, non c’erano le paure, i ladri. Portare amici a casa era la cosa più naturale di questo mondo. Mi ricordo una fine dell’anno con la Laura: s’andava su nelle case, si faceva le pazze e si cantava. Non si conosceva neanche le persone ma tutti ci accoglievano… “Avanti, avanti!”, e arrivavamo noi, due bionde uguali, anche perché tingevamo i capelli non più malamente in casa, ma da un grande parrucchiere. Eravamo in pochi a tingerci di biondo allora, Corrado Pani, io, le sorelle Kessler …. Una volta mi sono tinto di nero i peli degli occhi “perché occhio nero e capello biondo, la più bella del mondo”!

Poi c’erano anche le scale di Piazza di Spagna, io mi sedevo e…. una volta mi venne accanto un tranviere e io gli vidi uscire il pelo dai polsini della camicia e lo portai in un alberghetto lì accanto, una cosa veloce. Dopo cominciammo a parlare e questo mi diceva “Ah io amo tanto il teatro, e ho fatto il tranviere perché la mia ragazza si è fatta monaca, …. sicché ora mi piaccion solo i ragazzi, ma un po’ bambine come te, e tu sei la mia bambina. E siccome io non pago sugli autobus, ti porterò ai Castelli”. Poi lui ha smesso di fare il tranviere e ha fatto l’artista e ancora lavora con un suo fidanzatino, fanno degli spettacoli, e sono carini e bravi…. ma non faccio il nome perché tanto non interessa…


Insomma ti capitavano molti incontri casuali e per la maggior parte fugaci?


Sì, Roma era tranquilla, non c’era la sfacciataggine fascista. Però quando sono venuto nel ‘70 ad abitare qui al Governo Vecchio, un giorno passando per il quartiere sentii borbottare “Nun ce li volemo li froci…”! In quella strada c’era un covo, un gruppo fascistoide che faceva uno spettacolino, e non faccio nomi perché è gente che adesso va per la maggiore e lì, poi mi son ricordato, la settimana prima avevano picchiato Pasolini. Ma in genere io son sempre stato ben accetto, perché sto sempre per conto mio, non mi piace il branco. E soprattutto c’era la gioia di fare un lavoro che piace o la disperazione del lavoro che non c’era, sicché….. Nella vita o si diventa grandi amatrici come la Pompadour, che era l’amante del Re, avendo fatto carriera da un protettore all’altro, oppure….. Sì mi è interessato più che altro il lavoro.


Anche l’idea di una relazione affettiva, a parte l’olandese, è passata un po’ in secondo piano?


Ho sempre avuto relazioni affettive, ho amato uomini e donne, colleghi di lavoro, ma non per fare maritino mogliettina, sarei impazzito! Ho sempre voluto vivere per conto mio. Un periodo ho vissuto con mia sorella Lucia, dopo che era rimasta vedova, ma era impossibile ed io ero insopportabile. Il matrimonio deve essere orrendo! Adesso mia sorella ha trovato l’equilibrio perfetto : lei sta al primo piano, il suo lui sta al terreno e il figlio sta al quarto.

Quando il nipotino era bambino venne Laura Betti che disse :”Ah carino il bambino, vediamo il pisello! Ma è chiuso, bisognerà tagliarlo”! e lui non volle mai più vedere Laura. Anche io poi la vedevo poco, era insopportabile, però donna geniale, una virago, come tutte le donne mie, forti e virili di ingegno.


I gay che conoscevi li sentivi come un punto d’appoggio, una possibile solidarietà?


No, ero io che appoggiavo loro, la grande maggioranza viveva nascosto, solo io ero venuto allo scoperto, ma facevo un lavoro che me lo permetteva. Sul lavoro nessuno veniva a far domande troppo intime. Ricordo solo che certi registi alla Rai mi appiccicavano i baffetti finti per darmi un’aria più virile…. Ma di omosessualità non se ne parlava. Ora siete voi che … Prima quando se ne parlava era considerata come una malattia, come uno che c’ha la tonsillite. Ora voi volete istituzionalizzare, ma all’epoca mia non c’era il partito gay, non c’eran le sfilate, non c’era nulla. Si andava avanti individualmente. Io ho avuto i miei amici ebrei e quella era una cosa di cui si sentiva il bisogno della solidarietà. Io ho sentito di più la solidarietà con gli ebrei che non il bisogno di proteggere i froci. Fra noi si rideva e via….


E gli episodi di censura che hai subito in teatro?


Quello era per la politica! Essendo io anticlericale si sono scatenati…


Certo fare Rita da Cascia, una santa travestita, non faceva piacere alla Chiesa, ma in quanto travestita dava fastidio alla morale benpensante, no?


Si, ma quando invece ho fatto La nemica, di Dario Niccodemi, una commedia su una mamma travolta dall’amore per i figli, e la mamma l’ho fatta io, tutti ridevano, un dramma da piangere è diventato da ridere, non ci fu nessuna polemica ed ebbe un grande successo.


Nel tempo hai continuato ad incontrare giovanotti di passaggio?


Prima avevo i soldatini che avevano una paga bassa e avevano piacere di fare all’amore senza spendere oppure i meridionali che son anche portati all’amore greco, per tradizione o anche per narcisismo, per far veder le cosce, i muscoli, le loro bellurie…Ma anche allora c’avevo degli operaini poveri, c’è sempre stato un sottobosco che anche se non guadagnava in soldi, però facevan l’amore con una bella! Profumata, ossigenata, con una Signora!… Negli anni ’70 io ero un uomo di oltre quarant’anni che pensava soprattutto al lavoro e quando volevo una distrazione davo una mancia….. che poi sono anche carini. Come ci sono le puttane ci sono anche i gigolò, e va benissimo. Comunque anche quando ho cominciato a invecchiare, e andavo in tournée, c’era pieno di uomini fuori del teatro che m’aspettavano, e uno a Bari mi disse: “Non sei bella, non sei giovane e non sei neanche donna, ma c’hai la malizia”! Poi mi portò a ballare.


Tornando ai gigolò… e gli stranieri che oggi vanno per la maggiore?


Ci sono i turchi che sono molto portati…. Sai, io non sono più un fiore e quindi la mancia aiuta molto. Per fare l’amore con la mummia ci vuole o l’entomologo o il ginecologo ma soprattutto il necrofilo… Poi c’è il marocchino con una bestiaccia tra le gambe che non si vuole far toccare da nessun altra parte. Poi ci sono invece i rumeni, si prostituiscono perché è la cosa più facile, magari cominciano a lavorare come muratore ma poi scoprono che possono guadagnare di più e faticare di meno…


Sembra che i rumeni siano un gruppo di prostituti particolarmente aggressivo…

Io non son mai stato violentato… Ma se non son mascalzoni non piacciono! Un po’ di Jean Genet c’è nascosto in ognuno di noi… Il diario del ladro chiunque lo può scrivere! Invece, oggi pomeriggio, un rumeno che ha trovato lavoro e si è sistemato è venuto a trovarmi e a farmi vedere la bambina… Carino, ma noioso …. Io son felice senza famiglia.


Nei tuoi spettacoli ci sono sempre travestimenti e gaiezza. Possiamo dire che i tuoi personaggi sono gay?


Quando ho fatto le mie compagnie ero una ballerina oppure una musicista al posto delle donne, ma non perché volevo fare un teatro gay o perché avevo l’orgoglio gay, ma perché ho trovato sempre naturale farlo. Il teatro non lo considero gay, non c’è il sesso, noi sulla scena siamo creature di cartone. Ho molto amato Milena Vukotic perché mentre io ero di legno lei era di panno, ma non eravamo di carne nessuno dei due.

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