recensione diMassimo Basili
Pillole Blu
E’ di notevole spessore l’opera del giovane ginevrino Frederik Peeters, che in Pillole Blu racconta la storia della sua relazione con Cati, ragazza madre sieropositiva. La vicenda, autobiografica, si sviluppa sotto forma di diario: Peeters trasforma in carta e china il suo primo incontro con Cati, la scoperta della sua malattia, il difficile rapporto col piccolo - anch’egli sieropositivo – ma soprattutto la fatica con la quale la nuova famiglia tenta di far sopravvivere una normale relazione d’amore e di sesso a pastiglie, sciroppi, esami estenuanti, barriere di lattice, dottori e corsie d’ospedale. Il racconto alterna riflessioni profonde di sconcertante sincerità sulla paura della morte con la descrizione cruda dei tormenti dell’animo coi quali, spesso, complichiamo gli inevitabili tormenti del corpo.
Non aspettatevi un cupo melodramma sulla peste del secolo, del genere “cosa abbiamo fatto di terribile per meritarci questo”. In Pillole Blu il bravo Peeters sfoggia piuttosto una narrazione corroborante, leggera e divertente (da segnalare il simpatico personaggio del medico curante, che accorre in soccorso dei due innamorati quando si rompe un preservativo) a dispetto del tema, e si congeda dai suoi lettori con un’invidiabile ricetta per vivere meglio (nonostante la morte).
Efficacissimo il tratto, dalla pennellata morbida ed impressionista, senza orpelli, sintesi funzionale di realismo e delicata astrazione umoristica. Sobria ed elegante la veste grafica.