recensione diGiovanni Dall'Orto
Amici per le vie [1939]
È una raccolta di novelle [la prima edizione, oggi molto rara, è del 1939], primo libro di Piero Santi (1912-1990), scrittore che per anni in Italia fu praticamente il solo a scrivere d'amore omosessuale in modo non disperato, tragico o colpevolizzato, ma sereno, tenero, introspettivo, dolce, umanamente ricco e sottilmente ironico ed autoironico.
In questo l'opera di Santi si avvicina a quella del Christopher Isherwood della maturità, sebbene Santi si sia spesso allontanato da quella vena leggera e introspettiva che gli permetteva di dare il meglio di sé: purtroppo egli ha considerato (a torto, io credo) "minore" questa sua vena.
In questa prima opera, pubblicata in anni di cui di certe cose non si poteva proprio scrivere, cioè in pieno fascismo, spicca la novella intitolata "Michele", che vede il protagonista, un ragazzo, cedere infine alla tentazione della carne, dopo aver attraversato un parco dove si "batte" (esemplato sulle "Cascine" di Firenze).
Ovviamente questa è la decodifica che possiamo darne noi oggi, dato che il testo fu, per ovvi motivi di censura, scritto in modo ellittico e allusivo.
Nota: un saggio monografico sulle opere a tema omosessuale di Santi appare ne L'eroe negato di Francesco Gnerre, alle pp. 189-212. Una mia intervista a Santi, del 1985, è in: La pagina strappata, Gruppo Abele, Torino 1987, pp. 49-65.