Lettere libertine -- Rivoltarsi. Nel letto.

Recensione di Gianfranco Franchi. Riedita con il gentile consenso dell'autore.

Opera prima dell'attore e autore Riccardo Reim, originariamente edita nel 1982 per i tipi di Pellicanolibri nella collana "Inediti rari e diversi" a cura di Dario Bellezza, "Lettere libertine" torna in libreria venticinque anni dopo grazie alle edizioni Hacca, in versione riveduta dall'artista.

Lascio l'onere dell'introduzione al giovane letterato Andrea Di Consoli, autore della bandella:

"La critica ebbe immediatamente parole lusinghiere per questo testo eccentrico, 'laterale' rispetto alle linee narrative allora dominanti. Riccardo Reim raggiungeva, con questo libro, due importanti obbiettivi: da un lato superava l'invadenza della pornografia, sin d'allora di massa, restituendo, andando a ritroso, spessore culturale alla 'pratica' libertina; dall'altro realizzava un inatteso e gustoso mescolamento di generi, linguaggi e punti di vista, dando vita a un antiromanzo in cui convivevano il rifacimento dai libertini del Settecento francese (Latouche, Diderot, il Marchese d'Argens e Crébillon), il diario in presa diretta tipico della narrativa degli anni Settanta e il citazionismo colto (...)".

Digo, libertino professionista, è un giovane omosessuale che sta contemplando la sua vita: nelle prime battute stiamo assistendo al suo risveglio. Si rivolta: nel letto. E benedice la luce. Va in bagno, nudo. Si guarda, si piace. Si vuole bene, si vede bene: si tocca, viene. Vanesio, lascivo, egoico: non disinibito, libero, libero e basta.
È povero. Vive con un blando sostegno economico paterno - ahi quanto distante la famiglia dal libertino, e quanto desiderata la sua vicinanza: la sua impossibile solidarietà, la sua smarrita comprensione - e scrive critica letteraria, prezzolata e irregolare. Ebreo e checca, scrive di sé; intanto pensa a Verlaine, non vuole ingrassare: riempie il frigo una volta ogni tanto per rassicurarsi. Come fosse un esercizio. Intanto, legge e scrive.

Reim assembla le vicende di Digo, in questo atipico pastiche, con le lettere spedite al Marchese de Sade: il tutto, ibridato da omaggi alle opere libertine più amate e a dialoghi con i propri compagni: dialoghi fondati sul silenzio della controparte, esattamente come avviene nel carteggio col Marchese; dialoghi intervallati dal silenzio, solcati dalle congetture e dall'immaginazione del lettore - segno d'un'alterità sognata e nel sogno soltanto esistente, d'una vita come opera d'arte vagheggiata e incarnata ma non trasfigurata, d'un supremo rispetto per le parole dell'altro. Che rimangono segrete, e segregate nel cuore di chi le ha ascoltate; non possono essere scritte, sono state pronunciate.

Diamo un'occhiata ai suoi scaffali. Perché anticipano quel che frammenterà l'opera, la campionatura del grande passato libertino:

"Fanny Hill, Thérèse philosophe (letto tre volte), l'opera omnia del Marchese de Sade e gran parte di quella di Masoch (non si contavano le volte che aveva provato a pettinarsi come Justine durante la scena dell'orgia), Félicia, Thémidore, Le portier des Chartreux (letto due volte), Les onze mille verges (letto sei volte, soprattutto il primo capitolo), Ma conversion, My secret life, Gamiani... Libertini non ci si improvvisa. Digo era un professionista" (p. 33).

La vicenda del giovane ermafrodito che scrive al Marchese s'insinua nel solco della tradizione del romanzo di formazione, epistolare: accompagniamo il ragazzo sin dal momento del prematuro e drammatico distacco dalla famiglia, attraverso l'ingresso acerbo da valletto a Parigi, iniziato a quel che non conosceva da un cameriere, Pierre; fino alla scoperta della sua fisica duplicità, della sua paradossale completezza - del desiderio che risveglia nella borghesia, della sua consegna al piacere in opposizione al vizio. Apoteosi.

Amorazzi, entusiasmi e disperazione di Digo e dell'alter Digo, meditazioni sul primato del Piacere e sulla sua coincidenza con la Virtù, in opposizione al Vizio. Meditazioni moraleggianti, e trionfalistiche:
"Sì, o ignoranti! Se il Vizio è esecrabile perché generatore di corruzione e di infelicità, il Piacere è sacro perché compagno dell'Amore e della Ragione. Su questa terra tutto è opera di Dio: è da lui che ci provengono i bisogni di mangiare e di bere, così come il bisogno di gioire dei piaceri. Possiamo forse aver paura di offendere Dio soddisfacendo un impulso che lui stesso ci ha dato? È un ridicolo controsenso. Bisogna invece imparare a distinguere il Piacere dal Vizio: il primo, come tutti i doni del nostro Creatore, ci è stato concesso per allietare i nostri giorni; il secondo va irrimediabilmente condannato perché turba l'assetto felice della società, nocendo al bene pubblico. E non sorridano gli sciocchi a questa conclusione moraleggiante, derivata soltanto dal confronto delle diverse e opposte esperienze: essa è dettata dalla forza della verità, non dal meschino tentativo di chi, avendo vissuto nel Vizio, cerca poi di camuffarsi con astuzia sotto un brandello di velo trafugato impunemente dal tempio della Virtù (...)" (p. 124).

... e così, nei primi anni Ottanta, tornava sulla scena letteraria italiana un rinnovatore - non uno stanco epigono - d'una letteratura epocale; in un periodo caratterizzato da cieca dedizione all'ideologia e spesso sterile impegno politico, Reim virava sul letterario totale, manifestando amore per la vita, per la carne, per la ricerca del piacere e dell'armonia. Fascinosa ribellione, e chiara dichiarazione d'appartenenza a un'umanità altra, e a un tempo diverso, torna oggi a rivendicare la sua unicità, la sua scelta elettiva e la sua renitenza all'allineamento tra i contemporanei; postmoderna è solo la sintesi di generi e di stili, tutto il resto è cifra autoriale.

Chi ritroverà le Lettere libertine di Reim potrà assecondare il desiderio di ricerca di un patrimonio artistico laterale, ma non perduto; questa è letteratura che apre la porta alla ricerca delle pietre miliari. È una preziosa bibliografia licenziosa trasfigurata in narrativa, se vogliamo: anche. È narrativa che rigenera una tradizione.

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Altre recensioni per Lettere libertine

titoloautorevotodata
Lettere libertineDaniele Cenci
23/10/2008

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