recensione diPasquale Quaranta
Crescere in famiglie omogenitoriali
Già su "Pride", giugno 2010, pp. 33-34.
Per continuare a riflettere intorno alle domande poste dalla famiglia omogenitoriale, torna utile un libro uscito da poco: Crescere in famiglie omogenitoriali, a cura di Chiara Cavina, psicologa, e Daniela Danna, sociologa (Franco Angeli) che prende il titolo dal primo convegno di Famiglie Arcobaleno sull'omogenitorialità (tenutosi a Milano tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007), non ne costituisce gli atti ma ne affronta le tematiche in una chiave di approfondimento e in una visione multidisciplinare.
Si tratta di un testo che colma un vuoto nella letteratura scientifica di questo specifico ambito. I contributi di professionisti e importanti studiosi (ritroviamo qui i nomi di Chiara Bertone, Margherita Graglia, Maria Tina Scarano) sono rivolti più agli addetti e alle addette ai lavori, a coloro che sono impegnati nelle professioni legali, psicologiche, sociali ed educative. Un libro ancora una volta prevalentemente femminile, ad eccezione degli interventi di Bruno Belletti, dirigente scolastico, e del sociologo Luca Trappolin.
Nella prefazione, Patrizia Patrizi, ordinaria di psicologia sociale e giuridica, pone l'accento sul tema dei diritti e della tutela dei minori. Una prima considerazione riguarda il diritto alla continuità affettiva, «il loro superiore interesse», messo a rischio da una regolamentazione che non li tutela in caso di separazione dei genitori o in caso di morte del genitore biologico. In altre nazioni sono state trovate varie soluzioni per riconoscere il legame affettivo. «È stata, ad esempio, istituita la "responsabilità genitoriale", che riguarda l'assunzione di diritti e doveri nei confronti dei minori da parte degli adulti in base al criterio della convivenza». Patrizi fa notare che anche in Italia abbiamo assistito a qualche modifica legislativa del genere, come testimonia il passaggio dalla «patria potestà» alla «potestà genitoriale».
Le ricerche scientifiche riportate nel testo evidenziano che i contesti omogenitoriali favoriscono lo sviluppo di atteggiamenti tolleranti, orientati più alla comprensione che al giudizio delle varie diversità. È facile immaginare che se una bambina avrà un orientamento omosessuale, avrà meno difficoltà a riconoscerlo e accettarlo, mentre se sarà eterosessuale avrà un atteggiamento rispettoso delle persone omosessuali. Più difficile, invece, sarà per una bambina allevata da una coppia gay o lesbica comprendere l'esclusione di uno dei due genitori da situazioni in cui sono in gioco decisioni che la riguardano, dalle cure mediche al governo della scuola. Il problema risiede allora, più che nella comprensione dell'omosessualità, nella gestione quotidiana del pregiudizio e delle discriminazioni che coinvolgono i propri genitori ma anche lei stessa come componente di una famiglia "non comune".
Il libro ha proprio questo pregio: spostare l'attenzione dall'omosessualità dei genitori intesa come problematicità al come crescono i figli di genitori omosessuali. «Questo passaggio di focus», scrivono Danna e Cavina, «va sottolineato poiché purtroppo ancora adesso ci troviamo spesso nella condizione di dover contrastare, come professioniste e studiose, "teorie di riconversione" e "teorie di ripatologizzazione" che pretendono di curare le persone omosessuali».
Non si può tacere la controversa questione della "maternità surrogata" che, insieme all'adozione, aggiunge un ulteriore elemento di complessità alla discussione sulle realtà omogenitoriali. Le curatrici fanno notare che questi sono gli unici modi per uomini gay di avere figli da crescere senza una presenza femminile e denunciano lo sfruttamento delle cosiddette "madri surrogate". «In molti paesi», scrivono, «vengono obbligate dal contratto, firmato prima della gravidanza, a fornire il bambino come se fosse un prodotto; e soprattutto manca, almeno in Italia, una esperienza convalidata e una ricerca scientifica in grado di descriverci la condizione dei bambini e delle bambine nati/e in queste relazioni». Pur riconoscendo l'esistenza di esperienze di nuove "famiglie allargate" dove la madre portatrice e i padri gay hanno instaurato «un rapporto basato sulla relazione e sull'affettività nell'interesse del/della nascituro/a», Danna e Cavina concludono mettendoci in guardia sui rischi che la capacità di generare femminile venga «piegata a interessi altrui».
Ci sembra utile in chiusura ricordare l'auspicio del professor Gaetano De Leo, scomparso prematuramente l'ultimo giorno del 2006, di cui questo libro sin dalle prime pagine eredita un importante lascito spirituale: quello di ascoltare i bambini. «Se noi facessimo, con strumenti adeguati», sosteneva De Leo, «un sondaggio e delle indagini approfondite con i bambini e chiedessimo loro di quali regole e di quali norme hanno bisogno per vivere in queste famiglie omogenitoriali, e li ascoltassimo con modalità adeguate, io credo che emergerebbe sicuramente in modo attento e competente una domanda di cambiamento delle cornici normative che circondano la loro vita».