De-Lovely

21 marzo 2005, "Pride", n. 65, novembre 2003

Nel 1946 il cinema glorificò - caso abbastanza raro per una persona vivente - Cole Porter con un film sulla sua vita sfarzosamente hollywoodiano: Notte e dì di Michael Curtiz col brillante Cary Grant nella parte del protagonista. Ovviamente non ci fu nessun accenno alla pur conclamata omosessualità del grande musicista.

Per fortuna ora i tempi sono cambiati e De-Lovely - Così facile da amare, diretto da Irwin Winkler, uscito il 15 ottobre in occasione dei quarant'anni della morte, è molto più esplicito sull'argomento. La storia inizia con Porter anziano e su una sedia a rotelle che viene invitato da un misterioso personaggio (Jonathan Pryce) in un teatro per vedere le prove dello spettacolo che rievocherà la sua vita. Così sulla scena, presentata a mo' di musical, prende corpo la vita spumeggiante e eccentrica di Cole Porter (interpretato dall'ottimo Kevin Kline).

Porter nacque nel 1891 in un paese dell'Indiana; ricco grazie al nonno che aveva partecipato alla corsa all'oro, frequentò scuole di lusso e iniziò a comporre già all'epoca dell'università. Negli anni Venti si immerse nella scintillante scena artistica di Parigi. Nel 1928 incontrò lì l'agiata Linda Lee Thomas (Ashley Judd), attratta dalla sua personalità elegante e ironica. Linda lo sposò di lì a poco, pur essendo a conoscenza della sua ostentata omosessualità. Cole conduceva infatti una vita estremamente trasgressiva, all'insegna dell'eccesso, tra feste e bordelli per uomini, sempre alla ricerca del ragazzo da portarsi la sera a letto, magari fra quelli che lo seguivano incantati mentre suonava il piano. Una volta - a Venezia, dove spesso risiedette con Linda e divise i divertimenti con una coppia di amici gay, il commediografo Noel Coward e Jack Wilson - si innamorò, ricambiato per un po', dell'amante di Diaghilev: il ventunenne coreografo russo Boris Kochno. Con Linda affianco visse intensamente sia la festosa atmosfera parigina che quella hollywoodiana, alla quale contribuì creando briosi musical per la Metro Goldwyn Mayer. Compose fino alla morte, nonostante le orribili conseguenze di una caduta di cavallo accorsagli all'età di 46 anni, che lo costrinse a vivere semiparalizzato e a subire poi l'amputazione di una gamba.

Il film mette in luce efficacemente la voglia di vivere e l'eccezionale creatività di Porter, autore della musica e delle parole di più di 1400 raffinate canzoni, una ventina delle quali assoluti capolavori (Beguin the Beguine, I Love Paris, You Do Something To Me o la commedia musicale Kiss Me Kate, ispirato alla Bisbetica domata di Shakespeare). Ma il risultato è deludente, rientrando nello standard di un mélo strappalacrime, confezionato in maniera superbamente elegante, con costumi di Armani ed eccellenti coreografie, ma fondamentalmente vuoto. Così la vita di Porter è utilizzata a mo' di collante fra le varie canzoni. E come se non bastasse la sua vitale trasgressività è ricondotta su binari più accessibili al pubblico, col risultato di cadere talora in momenti di involontario umorismo. Certo nella storia ogni tanto fanno capolino i suoi rapporti gay, ma l'attenzione è tutta posta sul rapporto con Linda, eletta a musa ispiratrice del musicista. Né poteva essere altrimenti, poiché si tratta di un prodotto creato per il grande pubblico e che non poteva certo giocare le sue carte su amori e sesso gay.

De-Lovely è comunque da vedere perché è uno stupendo riassunto del meglio della musica del Novecento, riproposta da molti ottimi cantanti, rock, pop e jazz (tra cui Diana Krall, Elvis Costello, Alanis Morissette, Robbie Williams, Mick Hucknal, Vivian Green, Sheryl Crow, Natalie Cole, Lara Fabian e lo stesso Kevin Kline, che canta direttamente dal vivo). Ma sarà ricordato solo per questo, si può esserne sicuri.
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