recensione diVincenzo Patanè
Che mi dici di Willy?
Il titolo originale, a differenza di quello insulso italiano, è molto significativo: Longtime Companion, compagno di lunga data, è il modo col quale nei necrologi i gay ricordano un partner convivente.
E' il primo film che abbia trattato direttamente l'Aids e perciò merita un'attenzione particolare, nonostante i suoi vistosi limiti. La struttura è a tesi: mostrare come un gruppo di otto persone, tra cui una donna, viva l'avvento della malattia, che ne muta logicamente i comportamenti e li falcidia, fino a farne sopravvivere solo quattro.
Attraverso dei flash, viene mostrato un giorno per ogni anno dal 1981 al 1989. L'inizio è una sorta di Eden, in quella Fire Island che è un paradiso riservato ai gay, tutti in eccellente forma fisica; qui gli amici, turbati solo minimamente dalle notizie sulla nuova malattia, ci scherzano su, continuando i loro quotidiani divertimenti: nuotate, passeggiate sulla spiaggia, discoteche. Il tutto all'insegna di una piena libertà sessuale (anche se di sesso in realtà non se ne vede proprio&).
La morte del bel John apre invece il confronto con una realtà ben diversa e ogni giorno più pesante: la malattia si rivela devastante sia sul fisico - non vengono risparmiati né flebo né funerali - che sullo spirito, viste le paure e la difficoltà dei rapporti che si vengono ad instaurare.
Nonostante la pretesa di realismo, il film risulta, col suo levigato e garbato pudore, falso e consolatorio. Non riesce ad ampliare un orizzonte claustrofobico, poiché il suo universo si limita agli otto personaggi - tutti appartenenti all'upper class, bianchi ed economicamente solidi - escludendo altre classi sociali o altri aspetti della malattia. Per arrivare alfine, attraverso soluzioni ad effetto, ad una logica strappalacrime (degna di una soap-opera, di cui peraltro condivide le psicologie stereotipate e poco approfondite) che trova la sua esaltazione nell'ultima scena, ai limiti del kitsch: l'abbraccio universale che vede gli amici morti e i sopravvissuti riuniti in un mondo finalmente senza Aids, tornato alla primigenia età dell'oro della spensieratezza e della libertà sessuale.
Tra gli attori spiccano per bravura l'ottimo Bruce Davison e Campbell Scott.