Izo

4 marzo 2013

I francesi hanno sempre posseduto un talento speciale per due generi letterarî i quali, sebbene a primo acchito distanti l'uno dall'altro, posseggono in realtà parecchi punti in comune: la fiaba e il conte philosophique. Questo romanzo di Pascal de Duve è un po' dell'uno e un po' dell'altro: Izo è una creatura da racconto per bambini, un po' buffa, sempre in soprabito, scarponi e bombetta nera come l'uomo senza volto dipinto da René Magritte, effigiato in copertina; e in effetti che faccia egli abbia lo scrittore non ce lo dice. Il protagonista, che racconta in prima persona, lo incontra per caso ai giardinetti e ne diviene amico: anzi, è lui a far compiere ad Izo, senza memoria, senza nome e senza lingua madre, i primi passi malcerti nel mondo. Ben presto, però, l'eccentrica creatura supera il maestro, pur conservando un divertente fondo d'animo d'invincibile candore fanciullesco, grazie al quale osserva la cultura e i costumi della nostra civiltà con un'ironia sottile priva però d'ogni acredine o ansia di giudicare.
Si tratta dell'unico romanzo pubblicato da Pascal de Duve (1964-1993), il quale del resto, nella sua breve vita stroncata dall'AIDS, non ebbe modo di pubblicare altra narrativa (un frammento del suo secondo romanzo uscì dopo la morte); furono stampate poi le strazianti pagine diaristiche del suo ultimo viaggio, poco prima che la malattia lo uccidesse, sotto il titolo di Cargo Vie; e la famiglia curò la pubblicazione di alcuni scritti postumi. Questo giovane studioso, di famiglia nobile belga in cui c'era perfino un premio Nobel (il gesuita Christian de Duve, zio del Nostro, premio Nobel per la medicina), era un bel ragazzo gay, ma anche un poliglotta culturalmente e spiritualmente inquieto: nelle peregrinazioni di Izo da una religione all'altra e nella sua predilezione per gl'idiomi più esotici lo scrittore, in punta di penna, mette in burla anche sé stesso.
L'intera opera d'altronde si presenta soffusa d'un sorriso un po' scherzoso e un po' complice; tutto vi scorre via lieve, a passetti veloci e leggeri, attraverso una Parigi piena di soggetti curiosi, d'incontri amichevoli, vissuta e amata nei suoi particolari più semplici, umili ma simpatici. E il francese dell'autore, ricchissimo, mercuriale, zampillante e gioioso, rende in modo icastico l'idea d'un amore invincibile per la vita di là dalle angustie che le religioni, le ideologie o le convenzioni possono creare nel cuore dell'uomo.
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IzoDaniele Cenci
27/02/2007

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