recensione diVincenzo Patanè
Another Country - La scelta
Il film si rifà ad una pièce teatrale di successo, interpretata dallo stesso Everett, ispirata alla vita di Guy Bennett, spia che fece epoca negli anni della Guerra Fredda.
Si sviluppa lungo due dinamiche principali. La prima è che il tradimento di Guy verso il proprio paese nasce come reazione verso un ordinamento di rigide ed ipocrite tradizioni, che trova proprio nel microcosmo del college, culla dei rampolli che diventeranno la futura classe dirigente inglese, la sua esaltazione. Tutto ciò lo porterà a optare per un'utopia, un altro paese ("another country") dove, almeno teoricamente, vige la tanto sognata libertà ed un livellamento che si oppone a quella società gerarchizzata, quasi castale.
La seconda è che l'omosessualità di Guy si giustifica - cosa su cui il film insiste - sui suoi guasti familiari ed in particolare sull'assenza della figura paterna. Due punti di vista, evidentemente, con cui non si deve necessariamente essere d'accordo, al contrario, e che confluiscono in un discorso non sempre organico e fluido.
In una vita collegiale dove i rapporti tra i ragazzi sono usuali, l'omosessualità è per Guy il mezzo politico per capire la propria visione del mondo e, contemporaneamente, è ciò che poco alla volta scava un fossato tra sé e gli altri, compreso Tommy il quale, imbevuto di liriche utopie, di fatto si dimostra come gli altri. Lì Guy coltiva la speranza di diventare un "dio", facendo trionfare una diversa politica ma, punito e privato di quella speranza, coltiverà il suo odio.
E' proprio nella descrizione del college (luogo tipico di molti film gay, si pensi a Zero in condotta o If...) e di un insieme bizzarro di dandysmo e repressione, di cricket e ribellione che il film - cpmunque troppo patinato e privo di reale mordente - trova i suoi momenti più belli, in un'atmosfera carica di suggestioni, anche per la seducente fotografia: ai luoghi bui del college si contrappone la visione degli spazi aperti e dei laghetti dove si consuma la struggente dolcezza dell'amore tra Guy e James (il delizioso Cary Elwes), unici momenti di un film che non trova mai momenti di aperto erotismo.
Molto bravi Firth e Everett, che qui iniziò la sua carriera filmica.