recensione diVincenzo Patanè
Picnic ad Hanging Rock
Arrivato in Europa con un certo ritardo e salutato da un notevole successo di critica e di pubblico, è il film che fatto conoscere il cinema australiano ed il raffinato talento di Peter Weir.
Ispirato ad fatto di cronaca, rimasto all'epoca insoluto, la vicenda, pur partendo da connotazioni realistiche, riesce ad elevarsi ad una sfera fantastica, densa di rimandi letterari, come Poe e Byron, e di un profondo senso dell'arcano. Soprattutto grazie alle sottili suggestioni offerte dalle struggenti, nostalgiche note del flauto di Pan e dalla fotografia dolce e soffusa.
Anche in questo caso, però, la storia, quasi paga di quest'inquietante atmosfera sospesa, non cerca a tutti i costi una soluzione: più che risolvere il mistero inesplicabile della scomparsa delle ragazze - che anzi, man mano che la vicenda va avanti, si arricchisce di ulteriori risvolti fantastici e simbolici - il film si concentra sul conflitto natura/cultura, che peraltro diventerà il nodo centrale del cinema di Weir.
All'ingovernabilità delle forze primigenie della natura, incommensurabilmente più forti dell'uomo, si contrappone in modo stridente la rigida ed inflessibile educazione vittoriana del college: così, quando le leggere, candide vesti delle educande si inerpicano tra le rocce infuocate della minacciosa roccia, perdendovisi, si consuma la rivincita della natura.
Il film non è tout court sull'omosessualità, ma è proprio all'amore che lega Sara a Miranda (quello di Miranda per l'amica non ci è dato conoscerlo) che è affidato il compito di mediare fra le leggi perfette della natura e quelle puritane della cultura borghese.
L'amore di Sara per la splendida Miranda, dagli eleganti tratti botticelliani, rientra esteriormente nel mai domo filone degli amori collegiali; ma, benché consumato solo sul ricordo e sulla lontananza, qui ha una forza inconsueta ed una profondità umanissima e quasi impalpabile ed è tra i più intensi legami saffici mai visti sullo schermo. Un sentimento elegante e pudico che rientra perfettamente nello stile raffinatissimo del film, che si dipana con una particolare grazia, distillando le impagabili emozioni del fascino dell'ignoto.