recensione diRoberto Cangioli
Mysterious Skin
Araki si è sempre contraddistinto per i suoi film in parte violenti e grotteschi, in cui l'omosessualità viene costantemente messa a nudo da giovani interpreti, a partire da The Living End, incentrato sul dialogo tra due ragazzi sieropositivi, fino a The Doom Generation, e Nowhere (conosciuto in Italia con il titolo di Ecstasy Generation), Araki denuncia il crollo del mito americano con un male, l'indifferenza, che lo sta letteralmente divorando.
"Parlare di pedofilia negli Stati Uniti è diventato oramai quasi naturale", dice il regista, "vige l'indifferenza, se durante una cena dici «sai, da piccolo sono stato violentato» è facile che ti rispodano «Oh, ma è terribile!, mi passi il sale, per favore?». Ciò non significa che il film non abbia suscitato scalpore, ma, come di solito accade per argomenti piuttosto scomodi, questa pellicola passerà quasi inosservata in quanto poco pubblicizzata e poco distribuita. Eppure Mysterious Skin, grazie alla sceneggiatura firmata da Scott Heim, autore fra l'altro del romanzo da cui è stato tratto il film, risulta apprezzabilissimo anche dal grande pubblico, poco avvezzo a scene forti (sono pochi i momenti di sesso esplicito) ma sensibile ai sentimentalismi strazianti con cui la pellicola si congeda sul finale. In questo momento, soprattutto in America, parlare di pedofilia è un po' come toccare un punto dolente, diverse sono state le associazioni cattoliche che hanno attaccato il film per aver osato dar voce al piccolo Neil, personaggio alquanto controverso che all'età di 8 anni scopre il desiderio gay verso il suo coach ancora prima che questo tenti di molestarlo. "Questo è ciò che disturba veramente i benpensanti perché li porta a riflettere su un tema ambiguo e complesso che non è facilmente e sbrigativamente liquidabile mettendo alla gogna il pedofilo di turno", commenta il regista, che nel ruolo principale del ragazzo di strada Neil (tutti lo amano ma allo stesso tempo ne prendono le distanze) ha voluto un personaggio come Joseph Gordon-Levitt, un neo Keanu Reeves con gli occhi a mandorla, proprio come lo stesso Araki. Emblematica la scena in cui in un pub gay Neil ed il suo amico Eric vengono avvicinati da un bear che con voce stridula gli offre da bere. Neil lo apostrofa senza mezzi termini dicendo all'amico "Li odio quando sembrano Tarzan e parlano come Jane."