Fellini-Satyricon

26 giugno 2005, "A qualcuno piace gay" (La libreria di Babilonia, 1995)

Concepito inizialmente in latino - che rimane curiosamente in qualche occasione - il film si rifà solo pretestuosamente all'omonimo capolavoro di Petronio: è, come ha detto lo stesso regista, "fantascienza del passato". In effetti, la Roma felliniana è una visione onirica, in cui trovano posto tutte le costanti del suo cinema. Una reinvenzione così assolutamente personale che, se manda in solluchero gli amanti del regista romagnolo, può lasciare perplesso chi invece rimane infastidito da un cinema volutamente filmico, che non fa niente per nascondere la propria artificiosità, e spesso oscuramente simbolico.

Però è innegabile che questa Roma, pur fantasiosa, esprima convincentemente la sfatta decadenza della bassa romanità, in cui si avverte tangibilmente un disagio di tutti i personaggi, affannati da un incombente senso di umana caducità. Un momento di evidente crisi di valori in cui domina la grossolana volgarità di una nuova classe sociale, in genere ex schiavi, che vive crapulosamente e ostenta se stessa e le sue conquiste, fino a mostrarsi più forte di un potere centrale labile e irraggiungibile. Così la cosa più riuscita del film è lo sterminato campionario di volti allucinati, ispirati a steli romane, in cui si avverte quel senso di mistero che aleggia su ogni cosa rendendo incerto ogni limite.

La trama di Fellini-Satyricon (che si chiama così per differenziarsi da un Satyricon di Gian Luigi Polidoro che uscì nello stesso anno) gioca attorno a Encolpio e Ascilto e anzi la si può leggere come un'iniziazione rituale di Encolpio. I due si muovono in questo mondo - pullulante di lenoni, efebi, schiavi, ermafroditi, maghe, mostri, pirati, matrone, meretrici, barbari, miserabili - trovando ogni volta le misure per uscirne col minore dei danni.

Il loro rapporto erotico appare naturale e intenso sia quando sono divisi per le grazie dell'efebico Gitone ("che concede il suo fiore alle loro spade") sia quando fanno assieme l'amore con un'altra donna.

Comunque sia, il sesso è vissuto sì come orgia e stupro, come piacere consumato velocemente nella suburra, ma anche come sentimento (come nella splendida storia della vedova): un sesso aperto ad ogni soluzione (si pensi al matrimonio con Lica) e su cui non pesa nessun giudizio morale da parte del regista, che sospende poeticamente tutto in uno spazio ai confini dell'inconscio.

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