recensione diVincenzo Patanè
Scorpio Rising
La vena romantica di Kenneth Anger infonde un velo nostalgico in questa opera "documentaria" dei rebel Sixties e persino chi non ha vissuto quegli anni si strugge per qualcosa che mai più potrà tornare.
Scorpio Rising (letteralmente "Il sorgere dello Scorpione") è un cortometraggio sulla preparazione ad un party di giovani "selvaggi". L'abbigliamento comprende t-shirt e jeans attillatissimi, giubbotto e stivali di pelle nera, occhiali a goccia, cappello con visiera. Parte integrante è la motocicletta, lucida, scattante e rumorosa. L'abbigliamento rivela un forte feticismo, una passione per un armamentario di cui poi si sono appropriati i leather. Ecco allora le giacche di pelle, borchie, anelli e catene. Ecco allora i simboli nazisti, sempre legati ad una perversa omosessualità. Chi lucida i condotti della moto, chi si dedica alla vestizione, sono tutti ragazzotti con la carne al posto giusto, sesso puro, con facce d'angelo e petti glabri, ma con sguardi inequivocabilmente invitanti.
I simboli sparsi sono innumerevoli ed Anger mescola anche immagini di altro cinema: Marlon Brando e James Dean, cult star per i gay e gay loro stessi. A far gridare alla bestemmia, poi, alcune sequenze di un film di certo minore sulla vita di Cristo, The Road to Jerusalem.
La musica, unico elemento sonoro insieme al crepitare dei motori delle motociclette, è calibrata per scandire la vita di questi muscolosi giovanotti.
L'aspetto più sconvolgente è la scelta aderente delle canzoni alle immagini. Tredici pezzi noti e meno noti, canzoni per lo più d'amore eterosessuale ma che, abbinate alle immagini dei ragazzi, assumono nuovo significato: per esempio, al ragazzo che lucida la moto e poi avanza verso la macchina da presa con la camicia aperta sul petto nudo si accompagna la voce di Rick Nelson che canta Open your heart and let this fool rush in ("Apri il tuo cuore e lascia che vi penetri questo pazzo").
Più vicino alle fantasie omoerotiche che al cinema impegnato, Scorpio Rising, così come altri film di Kenneth Anger, ha alimentato per circa venticinque anni, direttamente o in film tipo Pink Narcissus, buona parte dell'immaginario gay di cui siamo inconsapevoli eredi.