recensione diVincenzo Patanè
Fireworks
Primo film di Kenneth Anger, girato all'invidiabile età di 17 anni durante un fine settimana di assenza dei genitori. Protagonista è sempre lui, insieme a dei forzuti ragazzotti che rispecchiano il suo ideale di maschio, un po' quello in voga in quegli anni e proposti in riviste tipo Athletic Gold Physique.
Negli anni a seguire, Anger - divenuto poi famoso per avere scritto i due tomi di spietati pettegolezzi intitolati Hollywood Babilonia - diventerà la vestale del cinema gay underground girando moltissimi cortometraggi, la maggior parte dei andati perduti, ma tutti caratterizzati da una sensualità affascinante e fantasmagorica, insieme masturbatoria e sadomasochista, intessuta di tutti i momenti forti dell'immaginario gay.
Fireworks (letteralmente "fuochi d'artificio") è tutto venato di un'atmosfera tra sogno e realtà. Il ragazzo passa da un sonno denso di erotismo alla vita densa di sogni, di desideri realizzabili, ma forse non ancora avveratisi.
Filo conduttore delle scorribande masochistiche è il fuoco: il ragazzo si accende una sigaretta prima di uscire dalla stanza per una porta (di un gabinetto, vista la scritta?), chiede del fuoco ai marinai (approccio, e questa ne è una prova, vecchissimo), si sprigiona del fuoco dal pene/bengala di uno dei marinai (uno dei tanti orgasmi più o meno metaforizzati), l'albero natalizio è illuminato da alcune candeline, le foto che ritraggono una moderna Pietà saranno distrutte dal fuoco. Ed anche l'ultima immagine è in qualche maniera legata al fuoco: la testa del ragazzo che dorme al fianco del protagonista è circondata da una fiammeggiante, spigolosa aureola.
Il breve, frappant film è muto, accompagnato dalla musica di Ottorino Respighi che partecipa anch'essa da coprotagonista così come sempre succederà nel cinema di Anger. Eppure, mentre l'edizione esistente normalmente in videocassetta è effettivamente dotata soltanto della colonna musicale, nel suo Now You See It il critico Richard Dyer riporta che all'inizio del film una voce fuori campo recita: "Gli infiammabili desideri raffreddati di giorno dalla fredda acqua della coscienza, prendono fuoco di notte grazie ai fiammiferi libertari del sonno e si infiammano in docce di scintillante incandescenza".