recensione diVincenzo Patanè
Nodo alla gola
Conosciuto anche con il nome di Cocktail per un cadavere, è uno dei thriller più riusciti di Alfred Hitchcock. Nella vicenda non c'è una sola goccia di sangue né bisogna scervellarsi per scoprire chi sia l'assassino, ma piuttosto lo spettatore si deve chiedere se l'investigatore di turno - qui improvvisato nelle vesti di James Stewart - riuscirà a venire a capo della faccenda.
La storia si ispira ad un episodio reale, che fece enormemente scalpore: quello di due giovani amanti, Nathan Leopold Jr. e Richard Loeb, che uccisero gratuitamente, senza nessuna ragione, un bambino a Chicago nel 1924 e che ha dato vita ad altri due film : Compulsion di Richard Fleischer (1959) ed il recente Swoon di Tom Kalin (1991). L'evidente omosessualità dei due protagonisti, che appare come un dato di fatto del tutto naturale, fu all'epoca molto scioccante e incorse nelle maglie della censura, che però si limitò ad espungere qualche battuta (peraltro inoffensiva) lasciando ogni accenno alla palese convivenza. Rimane il fatto comunque che l'affiche del film arrivò a pubblicizzarlo come "la più eccitante storia d'amore mai raccontata".
Ci fu anche chi tentò di boicottare la pellicola, benché con scarsi risultati, e non solo per il legame tra Philip e Shaw, ma anche perché rappresentava in modo malsano il rapporto tra docente ed allievi (leggibile come un plagio) e tra la cultura e il senso di dominio sugli altri e, peggio, era un'apologia del delitto gratuito.
In ogni caso, non si può dire che Hitchcock abbia reso un grande servizio all'omosessualità: la spocchia e l'antipatia dei due giovani (ma per la verità l'intero film difetta di eroi per cui parteggiare) possono essere identificate dallo spettatore tout court con l'omosessualità.
Il film è comunque eccezionale da un punto di vista stilistico, e costituisce addirittura un caso limite: per filmare la vicenda - che si svolge a New York lungo l'arco di un'ora e venti - Hitchcock ha utilizzato solo dei piani sequenza, otto per la precisione (ciascuno di dieci minuti), fusi tra di loro con millimetrica precisione attraverso la cassapanca o le schiene dei personaggi. Un'impresa notevolissima, che ha dovuto tenere conto del graduale, sfumato mutare della luce esterna e degli effetti sonori.