recensione diDaniele Cenci
I quattro re, e l'asso dell'erotismo
Le rocambolesche vicende del libro si dispiegano all'alba del 1800, nell'arco di due mesi.
Un eroico manipolo lotta accanitamente contro i nemici interni della Repubblica francese: i reazionari monarchici del nord (i "quattro re" del poker) che ordiscono congiure a tutto spiano.
Nello stesso tempo, l'attrazione sessual-sentimentale tra due soldatini napoleonici giunge ad esplodere in tutta la sua carica libidica.
Neri sembra non ignorare la lezione di Tripeleff, maestro del romanzo storico in chiave omoerotica [i cicli di Odo e Riprando e de Il giovane tenente Magnani], e la amalgama con le avventure di cappa e spada di Dumas figlio, in un'originale pornoscrittura da cardiopalma.
La planimetria delle scaramucce militari trascolora nelle intricate mappe del desiderio maschile, e agli scontri corpo a corpo (erotici e bellici) fanno da scenario antichi castelli, locande, conventi, tenebrose foreste, pianure al chiar di luna. Ovunque le grida della battaglia precedono o seguono i gemiti del sesso tra uomini, e gli amplessi al fulmicotone leniscono le ferite sul campo: sperma e sudore finiscono per addolcire il sapore del sangue.
Nelle elaborate orge sadiane tra François, Daniel e gli altri del mucchio selvaggio, ai baci e alle languide carezze fanno da contraltare i morsi e i lividi di un'insaziabile, rude passione: l'uccello arriva a tramutarsi in "picca", "pistola", "bombarda'".
La morale: se proprio bisogna impugnare le armi (magari in difesa dei rivoluzionari ideali di libertà, uguaglianza e fraternità), mai e poi mai si dovrà trascurare un sano e consapevole cameratismo omosessuale...