recensione diDaniele Cenci
Mutazioni di Mazuf, Le
"affinché li congeli il tempo, senza passato né futuro, pura materia di eterno presente".
Roma antica, il 13 settembre di un anno imprecisato: l'amanuense Mazuf, ventriloquo con la fissa di riscrivere i libri e dall'irrefrenabile attrazione per i ragazzi, dopo aver compiuto un duplice omicidio, abbozza un dramma ambientato in un lontano futuro, dove uno studente libertino muore in circostanze misteriose.
Harvard, anni Cinquanta, ancora un 13 settembre: inizia il diario di Jonathan (che amministra il suo enigmatico fascino tra i compagni di college "con l'audacia e l'intelligenza di un dio dell'antichità"), prima di scomparire tragicamente (suicidio o fatale conclusione di un gioco erotico?).
America contemporanea, un altro 13 settembre: Laurence ritesse le intricate vicende che molti anni prima l'hanno visto macchiarsi di omicidio, per poi scoprire in una labirintica biblioteca che qualcuno va completando un incompiuto dramma teatrale del suo amante Jonathan, ambientato nell'antica Roma, dove uno scriba di nome Mazuf...
La chiave di lettura del romanzo è suggerita dallo stesso narratore:
"Desiderio e piacere si levano nelle situazioni fragili, nei finti misteri, in quelle ipotesi dell'immaginazione che dimorano nei musei e nelle biblioteche".