Riflessi sulla pelle

7 agosto 2005

È il film d'esordio dello scrittore Philip Ridley, che nei successivi quindici anni ha diretto un solo altro lungometraggio, The Passion of Darkly Noon (1995). Si tratta di un film affascinante e piuttosto inquietante che giace oggi ingiustamente dimenticato.


La vicenda è perturbata dalla prospettiva infantile di Seth che filtra gli eventi dal suo punto di vista privilegiato sognante e fantasioso (Ridley è autore anche di narrativa per l'infanzia). Anche se è l'unico che alla fine capisce cosa sta succendendo, per tutto il film è la sua rilettura fantastica a dominare gli eventi, che certo si prestano bene a stimolare voli di fantasia.


Al di là del punto di vista di Seth, vi sono infatti numerosi elementi inquietanti che spregiano il realismo (Ridley non disdegna anche qualche equilibrato tocco lynchiano), a cominciare dallo stesso paese sperduto in cui è ambientata la vicenda. Si tratta di una sorta di universo autosufficiente rispetto al quale qualsiasi riferimento esterno, per quanto puntuale, sfuma nel mito di una geografia remota da cui arrivano personaggi che sembrano rimanere intrappolati. Così è per Cameron quando torna dalle "isole del Paradiso", o per Dolphin che viene da Boston con cimeli balenieri che non potrebbero essere più estranei a questa campagna indorata da roventi campi di grani, sterminati ma claustrofobici, perché offrono riparo (ai bambini e alle loro piccole imprese) ma non salvezza.


È un luogo dominato dalla morte, per la quale i personaggi manifestano una fascinazione macabra. Seth e Dolphin rimangono estasiati di fronte all'immensa palla di fuoco che sta divorando il padre nel suo auto-da-fe, che richiama anche i funghi atomici che argentano la pelle dei bambini giapponesi che tanto affascina Cameron, anch'egli contaminato mortalmente dalla radioattività. Lo stesso Seth rimane incantato di fronte alla bellezza della Cadillac che scorribanda per il paese portandovi la morte (su di essa viaggiano i killer pedofili), e poi di fronte al macabro feto ritrovato in un fienile.


È anche un luogo da cui non si può fuggire, come non si fugge dal passato, che in questo mondo rurale rimane sempre presente: il padre di Seth non può lasciarsi alle spalle quella che per tutti, qui, è una macchia (era stato sorpreso con un ragazzo diciassettenne prima che si sposasse), sicché ora, quando i bambini del paese iniziano a morire, per lo sceriffo omofobo è naturale pensare che il colpevole sia lui. Omosessualità e pedofilia si equivalgono nella mentalità comune, e nel rappresentare tale equivalenza Ridley pone invece nettamente le giuste distinzioni. Al padre di Seth non rimane che suicidarsi dandosi fuoco insieme a tutto il suo distributore di benzina.


L'intero film alla fine gioca sulle apparenze, sul fermarsi a contemplare la superficie (la pelle, leit-motive dell'intero film) delle cose senza darsi pena di capirle: il padre di Seth non è un pedofilo (ha solo dovuto accettare un matrimonio di compromesso per coprire lo scandalo del ragazzo che amava, e si è ritrovato con una moglie nevrotica); Seth crede che Dolphin sia una vampira e Cameron un eroe; lo sceriffo si sforza di ammantarsi di un'aura mitica ed eroica esibendo i suoi cimeli di virilità (si trascina senza una mano, con mezzo orecchio e senza più un occhio vantando attacchi di squali, di felini e di malviventi feroci) mentre cerca con imbarazzo di far confessare a Seth se il padre "lo toccava".


In questo universo di solitudini e di perdite irrecuperabili, sorta di limbo senza ritorno, la vita non può che aggrapparsi alla sostituzione feticista di ciò che si è perso: Seth rimpiazza i suoi amici morti con un feto che crede un angelo; Dolphin si aggrappa ai resti del marito raccolti in una scatola; la madre di Seth alle sue attività domestiche condotte con nevrotica solerzia; la gente alla sua ignoranza e ai suoi pregiudizi; Cameron a tre foto che sintetizzano i suoi sogni e i suoi incubi (sotto c'è qualche frammento edipico ancora da sistemare).


L'unico a crescere alla fine è proprio Seth, che a forza di traumi arriva a capire, ma può solo urlare la sua impotenza, come già prima Dolphin. Lui rimane con una realtà che si rivela anche peggio del mondo popolato di vampiri in cui credeva, noi con un film suggestivo che difficilmente si apprezza appieno a una sola visione.

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