recensione diFrancesco Gnerre
Gente del Woyoming
Jack ed Ennis sono ragazzi di circa vent’anni quando si conoscono. Il loro è il mondo della profonda provincia americana, un mondo fatto di cavalli e rodei, di zuffe, di botte prese e date, dei cani che hanno avuto, del servizio militare. Poche le letture e poche le esperienze di vita.
I due diventano subito amici e, complice la natura intatta e maestosa dei grandi prati fioriti al di sopra della fascia boschiva di Brokeback Mountain, dove sono addetti al pascolo estivo, la vita in comune e una spontanea simpatia reciproca, una sera finiscono nello stesso sacco a pelo a fare l’amore.
Non l’avevano mai fatto né ci avevano mai pensato e da maschi assolutamente integrati in una cultura che non contempla altri modelli se non quello eterosessuale, non parlano della cosa, lasciano che accada, prima solo nella tenda di notte, poi anche in pieno giorno e sempre in modo spiccio e rude.
Solo una volta Ennis dice: “ Mica sono un finocchio” e Jack subito : “Neanch’io”.
Da buoni americani del Wyoming i due reprimono ogni loro desiderio e organizzano la loro vita conforme ai ruoli sociali e sessuali rigidamente codificati.
Si sposano, hanno dei figli, ma quando si rivedono, dopo quattro anni, tutto il desiderio represso esplode come un cataclisma liberatorio e il loro abbraccio è tutto un avvinghiamento, un aderire di petti, inguini, cosce, gambe, mentre, “liscio come la chiave giusta che muove i perni della serratura”, le bocche si uniscono in un bacio appassionato.
Non più soli negli sconfinati spazi di Brokeback Mountain, i due cowboy ora non si devono confrontare solo con le loro paure e le loro autocensure, ma con le paure e le censure della provincia americana; e la provincia americana, gli uomini che fanno certe cose, li uccide, solo perché sono froci (ricordate, proprio nel Wyoming, la barbara uccisione di Mattew Shepard e, più recentemente nell’Alabama, quella di Billy Jack Gaither?).
Il racconto, di sole 52 pagine, è un piccolo capolavoro. Scrittrice di grande originalità, già nota in Italia per i due romanzi Avviso ai naviganti e I crimini della fisarmonica, esplorazioni impietose dell’altra faccia del mito americano, Annie Proulx affronta qui il tabu più radicato, quello dell’omosessualità, e lo fa con incisività e con grande felicità narrativa.
La bella e travolgente storia d’amore dei due cowboy è anche la rappresentazione, attraverso pochi personaggi, alcuni solo sullo sfondo, dell’orrendo coacervo di pregiudizi, di razzismo e di odio di gran parte dell’America, ancora impastata di puritanesimo e di provincialismo.