recensione diRosanna Fiocchetto
Gaia famiglia, La. Madri lesbiche e padri gay.
Chi ha paura dei "figli di fatto"? Se ne parla poco, ma sono figli come tutti gli altri.
La gaia famiglia - Omogenitorialità: il dibattito e la ricerca di Margherita Bottino e Daniela Danna (Asterios Editore, Trieste 2005), analizzando una questione che
"è il vero banco di prova dell'accettazione sociale delle unioni tra omosessuali",
unisce alla dimensione teorica il riscontro della presenza concreta, già ampia, di questi figli.
Due giuristi, Paolo Cendon e Francesco Bilotta, sottolineano nella prefazione l'"afasia dell'uomo di legge" che caratterizza "la distanza degli assetti nostrani" da quelli europei e internazionali.
Un ordinamento sordo e latitante, "fonte di infiniti disagi per i gay e per le lesbiche".
Ma anche per tanti bambini discriminati, ai quali viene sottratto il riconoscimento pieno della propria situazione familiare, negando i loro effettivi rapporti genitoriali.
Una latitanza fondamentalmente punitiva, che si estende all'istituto dell'adozione e che colpisce in modo durissimo le famiglie omoparentali, emarginandole da quella "difesa della famiglia" che peraltro è il cavallo di battaglia dei governi e della chiesa.
La questione va riformulata a partire dalla realtà e le autrici lo fanno considerando le "gaie famiglie" esistenti.
Osservano che
"crescere con genitori omosessuali significa oggi nella grandissima maggioranza dei casi avere una madre lesbica"
e che dunque prevalentemente di famiglia "senza padre" si tratta: una famiglia ormai abituale nella nostra società, fra madri singole, separate o divorziate.
Casi molto rari sono le famiglie "senza madre" con padri gay, anch'essi comunque partecipi di una "nuova paternità" non infrequente.
Indipendentemente dal modo in cui sono stati concepiti (precedenti unioni o rapporti eterosessuali, inseminazione assistita o privatamente autogestita), "i figli di lesbiche, e da esse cresciuti, non sono pochi"; e il fatto che la gravidanza avvenga spesso all'interno della coppia pone i bambini a contatto con una duplice funzione materna che, lungi dal suscitare traumi, aumenta la qualità della cura.
Gli studi finora compiuti sui risultati dell'omogenitorialità non solo escludono categoricamente
"la presenza di un qualsiasi danno che possa essere causato ai figli dall'orientamento sessuale dei genitori",
ma al contrario rivelano in loro alti livelli di adattamento, tolleranza nei confronti degli altri invece di discriminazione, autostima e socializzazione, disponibilità a liberarsi dalle "scatole concettuali", attitudine a "negoziare" le differenze.
Problematizzare questi bambini è una conseguenza della stigmatizzazione esercitata nei confronti dei loro genitori.
E la vera minaccia, sottolineano Bottino e Danna, è proprio quella dell'ingiustizia.
Non riguarda il fantasma, più volte evocato, della "distruzione della famiglia", che invece,
"al contrario, sta integrando aspetti dell'esistenza umana prima misconosciuti, riconoscendo l'esistenza di amori diversi, valorizzando rapporti socialmente fondati".
Che, insomma, sta
"semplicemente diventando umana: meno sacra ma molto più umana".
Leggendo questo libro - e in particolare il suo ultimo capitolo sull'attuale nascita nel diritto occidentale dell'istituto giuridico di "responsabilità genitoriale" - prende corpo sulla strada del cambiamento possibile lo slogan "libera famiglia in libero stato", come alternativa vivibile e socialmente felice ad un rigido modello di monocoltura familiare, schiava delle ideologie religiose integraliste e del pregiudizio contro le cosiddette "famiglie arcobaleno".