Trans-Atlantico

6 novembre 2005

Nel 1939, allo scoppio della guerra, Witold Gombrowicz si trovò bloccato in Argentina, dove rimase per oltre vent'anni. Trans-Atlantico (il titolo non allude a un'imbarcazione, ma alla distanza tra le due patrie dell'autore, la Polonia e l'Argentina), pubblicato in Polonia nel 1957, è una rielaborazione romanzesca di quella sorta di esilio forzato, nonché una riflessione sulla patria lontana travolta dalla guerra e incapace, anche per le sue scelte politiche, di efficace reazione. Gombrowicz sfoga in questa fantasia grottesca dal fondo autobiografico i suoi sentimenti ambivalenti nei confronti di una terra madre oppressa non solo dall'invasore nazista, ma anche dalle sue stesse tentazioni nazionaliste.


Difficile la materia, difficile l'opera che ne scaturisce, violentemente sarcastica, ricca di scelte linguistiche peculiari intese a imitare la forma orale arcaica di una certa tradizione culturale polacca. L'autore stesso, nell'introdurla, dice che contiene "un po' di tutto: una satira, una critica, un trattato, un divertimento, un'assurdità, un dramma - ma niente di tutto ciò esclusivamente".


Sarebbe un errore, ovviamente, confondere l'autore con il suo narratore: si chiama come lui, come lui è uno scrittore polacco che si trova in Argentina al momento dello scoppio della guerra, ma, ad esempio, a differenza dell'autore l'esilio lo sceglie disertando.

Il protagonista rappresenta comunque in parte una sorta di alter-ego dell'autore, che costruisce una satira del nazionalismo legandolo a filo doppio all'omofobia e alla paranoia nei confronti di ogni forma di negazione delle virtù di una tradizionale maschilità eterosessuale che non concede alternative.

Fin dai racconti della sua opera prima, Bacacay, Gombrowicz aveva già deriso certe concezioni assolutiste e artefatte (ma dalla pretesa di "naturalità") dei ruoli maschili e femminili nella società. Qui ne mostra la coincidenza con l'ideologia nazionalista, incarnata dalla comunità dei polacchi insediati in Argentina, incarnando nel personaggio di Gonzalo la quintessenza di ciò che il nazionalismo non può accettare. Essendo straniero all'ennesima potenza ("probabilmente un Meticcio, un Portoghese di madre persiana turca, nato in Libia", p. 73) e omosessuale all'ennesima potenza (effeminato, erotomane, esteta), Gonzalo minaccia infatti sia la purezza della razza sia la rigida distinzione dei generi sessuali e dei ruoli sociali loro connessi. Essendo "il maschio che, pur essendo maschio, maschio non vuol essere" (p. 71), Gonzalo minaccia di far saltare tutte le certezze e confonde, anche perché a tratti attrae, e poi è ricchissimo, quindi non può essere semplicemente ignorato.


Questo scontro, squisitamente ideologico, viene drammatizzato in un gustoso teatrino tragicomico, in sé piuttosto complesso ma animato da personaggi volutamente semplici e allegorici.

I valori di questi personaggi diventano chiari (e vengono esplicitati dall'autore stesso, con tanto di maiuscole a ripetizione) con l'ingresso in scena del bellissimo fanciullo Ignazio, di cui Gonzalo si incapriccia, forse proprio si innamora. Gonzalo vuole che Gombrowicz gli faccia da mezzano per strappare il biondo, novello Tadzio al padre Tomasz, militare ritirato, che sta cercando di rispedire il figlio in Polonia perché combatta per la patria.

Tomasz rappresenta dunque il Padre, la Patria, la Legge, servita e riverita dalla schiera di burocrati meschini che lo circondano con servile masochismo, deriso nelle fosche pagine sulla società segreta.

Gli si oppone in Gonzalo tutto ciò che è alternativa vitale, eversione della norma e dalla tradizione, come detto.

Gombrowicz - personaggio - rappresenta, con il suo perenne e indeciso fluttuare da uno schieramento all'altro, l'arte e le sue alternative: servire le mire retoriche del nazionalismo, o sottrarvisi per sposare e cantare l'alternativa vitale, attraente ma scomoda.


In palio, nel mezzo, per tutti c'è la conqusita del Figlio, della gioventù, delle nuove generazioni. Il Padre vuole preservarlo puro (cioè virile, eterosessuale, obbediente prosecutore della tradizione, e ovviamente buon soldato) perché possa servire da carne da macello per la Patria. Il corteggiamento di Ignazio da parte di Gonzalo basta a provocare un duello: in palio l'onore di Ignazio, minacciato dall'idea stessa che Gonzalo possa pensare di portarselo a letto. Che è appunto quello che Gonzalo vuole fare, per sottrarre il bellissimo Ignazio al suo destino di morte e di irregimentazione, conquistandolo al suo stile alernativo di vita.


Il narratore è incerto e sospeso tra aiutare l'uno e l'altro. Le sue risoluzioni sembrano perentorie ma si lasciano ogni volta smontare facilmente. Non prova simpatia per Tomasz, ma non può negarne la nobiltà, che trova difficile ingannare. Allo stesso modo, Gonzalo lo imbarazza, ma la sua vitalità lo attrae.

Anche qui, non si deve credere che il Gombrowicz narratore/personaggio coincida con il Gombrowicz scrittore, in opposizione a Gonzalo, che invece è in parte anch'egli alter ego dell'autore. Nell'intensa attività di battuage di Gonzalo, infatti, l'autore rievoca le sue stesse esperienze con i giovani argentini di cui si trovano tracce sia nel Diario che in Testamento, dove l'autore ricorda che, giunto in Argentina povero, sconosciuto e convinto solo della sua vocazione di scrittore, "non ero niente, quindi potevo fare tutto".


Nella duplicità di atteggiamenti del narratore nei confronti di Gonzalo si riconosce anche una parte delle incertezze e delle indecisioni dell'autore, che non ha mai nascosto le sue esperienze omosessuali, ha fatto delle sue riflessioni sul corpo, sulla sessualità e sull'inadeguatezza dei tradizionali concetti di virilità e femminilità il cuore stesso della sua letteratura, e ha riconosciuto a più riprese la vitalità della sottocultura omosessuale così come l'aveva conosciuta a Buenos Aires. Tuttavia non è mai riuscito a radicalizzare le sue scelte e a sposare completamente l'alternativa omosessuale, da cui è sempre stato attratto e affascinato ma da cui ha sempre sentito il bisogno di prendere anche le distanze, rifiutando di dirsi gay e non riuscendo a staccarsi mai completamente dalla sua formazione polacca.


Oltre che nei confronti di Gonzalo, il personaggio Gombrowicz si mostra perplesso e indeciso di fronte a Ignazio (cfr. ad esempio pp. 134-137), che da un lato risveglia in lui sentimenti patrii, dall'altro lo muove a compassione. Ma allo stesso tempo ne è eccitato, anche perché casualmente si imbatte sempre nel formoso ragazzotto mentre se ne sta pacifico a dormire tutto nudo, esponendo in bella vista, e in tutta innocenza, le sue grazie prorompenti, che il narratore non può che riconoscere tali.


Ignazio, in realtà, è totalmente insignificante. È giovane e bello, anzi è bello perché è giovane, e perciò assolutamente privo di personalità e carattere e necessariamente figura enigmatica e sfuggente, passiva nei confronti di tutti coloro che gli ruotano intorno. Non è un personaggio e non rappresenta una persona, ma la potenza di una persona, e appunto la bellezza della gioventù, aperta alle scelte e alle alternative: è una creatura aurorale tutta da plasmare, obbediente e pronta a seguire il Padre così come a lasciarsi sedurre dalla sua alternativa, Gonzalo.


Il tutto viene drammatizzato in una sorta di elaborato intrigo che oppone la comunità polacca e il ricco portoghese, e ovviamente Gonzalo e Tomasz, e che culmina in un duello, in un complotto inteso a sabotarlo, e poi in una commedia di riappacificazioni e recrudescenze della diffidenza e dell'odio che si fa sempre più inquietante fino a sfociare nell'ultima pagina in una degradazione disumana di tutti i personaggi.

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nomeprofessioneautoreanni
Witold GombrowiczscrittoreMauro Giori1904 - 1969
autoretitologenereanno
Witold GombrowiczBacacayracconti1968
Witold GombrowiczDiariosaggio2004
Witold GombrowiczPornografiaromanzo1994
Witold GombrowiczSeduzione, Laromanzo1962

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