recensione diMauro Giori
X-Men 2
Dopo il successo del Batman di Tim Burton, Hollywood ha ripreso a corteggiare i supereroi dei fumetti e, affidando Spiderman all'ex enfant maudit Sam Raimi, sembra aver cercato di seguire la strada del fumettone d'autore. Lo stesso si può dire della scelta di far dirigere la serie X-Men al promettente regista de I soliti sospetti, Bryan Singer. Anche se dopo L'allievo sembrava già meno promettente.
Il risultato ha ripagato: la serie di X-Men è infatti particolarmente piacevole e curata nella confezione.
Basta poi un'occhiata alla trama per capire che il terreno si fa sfizioso per la ricerca di sottotesti omosessuali, che del resto sono una costante della storia dei fumetti di supereroi, da Batman in avanti.
Ma i tempi sono cambiati e non occorre più avere doti di speleologo per scavare in testi che fanno di tutto per nascondere ciò che pure non vogliono rinunciare a dire, come accadeva nella Hollywood classica. Qui tutto è talmente evidente da sembrare quasi una parodia del cinema classico.
Soprattutto in X-Men 2. Se l'intera congrega degli X-Men sembra ammiccare alla comunità omosessuale, quando il giovane Iceman viene sorpreso dai genitori nel pieno della notte in cucina in compagnia del suo maestro di mezza età, l'aitante Wolverin, dallo sguardo degli adulti si capisce che credono di aver capito quello che hanno sempre sospettato di aver capito ma che non avevano mai voluto ammettere di aver capito. E infatti segue una sequenza che è chiaramente un coming out: Iceman rivela ai genitori dei suoi superpoteri, del fatto che li ha anche Wolverin, che ci sono tanti altri con i superpoteri, che non c'è niente di male nell'averli, che è sempre loro figlio anche se ha i superpoteri, che non è colpa loro (specie della mamma) se li ha, ecc.
Si noti, tra l'altro, che il povero Iceman non può coronare il suo amore per la bella Rouge perché costei ha il potere non proprio invidiabile di succhiare le energie vitali a chiunque la tocchi, per cui anche solo un bacio con lei significa rischio di morte: le femmes fatales di una volta al confronto erano delle dilettanti.
Certo, ai tempi della Hollywood classica difficilmente il regista di un film del genere avrebbe rilasciato interviste dichiarandosi apertamente omosessuale e riconoscendo la correttezza di queste letture che vanno oltre la superficie delle cose.
Da notare che nel cast spiccano due attori dichiaratamente gay, Ian McKellen e Alan Cumming, oltre a Patrick Stewart, che ha interpretato personaggi gay in Jeffrey e nella serie Frasier.