recensione diMauro Giori
Diario
Gombrowicz iniziò a stendere il Diario in Argentina nel '53, ma pubblicandolo a puntate a Parigi, sulla rivista Kultura. In seguito lo raccolse e lo pubblicò in tre volumi nel '57, nel '62 e nel '66. In Italia circolò negli anni '70 in una prima edizione antologica, mentre ora viene finalmente tradotto per intero in due volumi.
Avviato con poca convinzione, il Diario diventò presto un'opera tra le più ambiziose dello scrittore, sospesa tra autobiografia, invenzione letteraria e asistematica riflessione filosofica. Indispensabile per indagare il pensiero e per comprendere l'opera di Gombrowicz, il Diario non deve quindi essere letto come una ricostruzione sempre attendibile della sua vita.
Le pagine che aprono il 1955 (181 sgg., nell'edizione italiana) sono quelle nelle quali Gombrowicz affronta direttamente il suo complesso rapporto con l'omosessualità, ricostruendo le sue frequentazioni del Retiro di Buenos Aires, un quartiere il cui parco era un celebre luogo di battuage gay, frequentato soprattutto dai marinai.
Vi si ritrova la dialettica tra attrazione e repulsione che percorre tutta la produzione letteraria dello scrittore, per la quale rimando alla biografia che ho scritto per questo stesso sito.