L'abominevole diritto

31 maggio 2013

Faccio una premessa che riguarda non il testo in sé, ma la scelta editoriale di stampare le note in appendice: trattandosi di note piuttosto ampie, in quanto spesso non si limitano al mero rinvio bibliografico, la presentazione separata dal corpo del testo ne rende la lettura più complicata e meno fruttuosa.
Il saggio presenta una serie di capitoli su questioni attinenti al rapporto fra diritto e omosessualità: si passa da un'analisi dei passaggi attraverso i quali negli Stati Uniti si è pervenuti dalla criminalizzazione al riconoscimento dei diritti soggettivi delle persone gay, al modo in cui si sono verificati i medesimi sviluppi in alcuni ordinamenti europei, alla questione della repressione penale dell'omofobia e infine a una disamina dei diritti riconosciuti alle coppie di persone dello stesso sesso. Il carattere divulgativo dell'opera la rende di lettura molto scorrevole, ma nel contempo fa sì che nessuna questione sia davvero approfondita come meriterebbe; peraltro il materiale raccolto è oggettivamente interessante.
Su qualche punto della discussione gli autori allegano argomentazioni opinabili. Essi ad esempio preferirebbero che la repressione dell'omofobia passasse attraverso un ampliamento del raggio applicativo della legge Mancino anche ai casi di odio derivante dall'orientamento sessuale della vittima; la semplice previsione d'un'aggravante per reati come l'omicidio, le lesioni, la diffamazione o le ingiurie sembra infatti poco efficace agli autori, perché il giudice dovrebbe poi bilanciare l'aggravante con le attenuanti: ma ciò accade sempre con le aggravanti, anche con quelle comuni previste dall'art. 161 c.p. (salva la previsione in contrario di leggi speciali come, appunto, la Mancino), e non costituirebbe affatto una norma vuota come si scrive nel testo, perché, se ora la non previsione dell'aggravante di omofobia può comportare una riduzione della pena edittale in presenza di attenuanti applicabili (anzitutto quelle generiche), il bilanciamento comporterebbe pur sempre una pena superiore, in quanto in virtù di esso la pena edittale non verrebbe aumentata, ma nemmeno diminuita. Desta una certa perplessità anche il desiderato ampliamento dei casi perseguibili ex officio, benché, ad esempio, per le lesioni determinate da omofobia l'esigenza non appaia peregrina, data la frequente riottosità delle vittime a denunziare il reato.
Anche la parte dedicata alla veste giuridica da destinare alle coppie dello stesso sesso e alle “famiglie arcobaleno” mi sembra qua e là manchevole nelle argomentazioni: non so se ciò sia dovuto a fretta degli autori o ad esigenze imposte loro dalla casa editrice. Tutto sommato, però, il libro è riuscito piuttosto bene, e soprattutto per la parte dedicata al diritto americano o di alcuni paesi europei è utile, dato che cita orientamenti e materiale storico altrimenti non di facile consultazione da parte del comune lettore italiano. Non c’è bibliografia, ma questa, con un po’ d’attenzione, si può ricavare dalle abbondanti note.
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